sabato 19 novembre 2011

Linea morbida

P
ur non volendolo, oggi sono nostalgico. La mattina del Sabato inizia con il rito della palestra. Dieci anni fa un amico di scuola incontrato dopo altrettanti dieci anni di buio, prese in gestione un bar all’interno di un circolo con annessa palestra. Io all’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse una palestra. Anzi, a dirla tutta odiavo l’idea di trovarmi in un luogo che aveva creato lo stereotipo del tutto muscoli e niente cervello. Ma provai, e da allora il rito si ripete. Poche volte, purtroppo. Questa mattina le mie corse ed i miei esercizi risultavano ben ritmicamente scanditi. Tutto avveniva al suono inconfondibile della musica degli anni 80. Per un attimo, ho pensato che mi sarei pure messo a ballare, se non ci fosse stata altra gente intorno. Io non metto piede in una discoteca da oltre 6 anni e sebbene io ormai sia alieno ad un certo tipo di ambiente, non mi tirerei indietro a chi mi offrisse una serata tutta dance. Ma solo ed esclusivamente se il ritmo è quello di mitici 80. Bene, vada per un po’ di nostalgia in questo Sabato tutto nuvole e niente nebbia, nel quale l’unico e primario intento è quello di riposare membra e cervello. Elemento di novità, a spezzare l’apparente monotonia, qualche avvisaglia Natalizia che ritorna nelle prime musichette di sottofondo alle pubblicità. In questo momento ciò passa del tutto inosservato. Accolgo con grande sorpresa la linea morbida di questo ultimo spezzone dell’anno, quasi avessi impostato l’opzione defaticamento sul tapis roulant. Devo ragionare a compartimenti stagni, è necessario per fare un punto ( il più obiettivo possibile ) della mia situazione. Il lavoro è quel che è con le sue problematiche ormai ripetitive fino alla nausea. Sappiamo tutti che quello è un sistema stagnante e paludoso nel quale o ti mangi la minestra oppure sai bene la fine che fai. Non è un segno di resa il mio, è la sintetica visione della cosa opportunamente raffrontata con ben altre problematiche: quelle al di là della porta antincendio. Mio padre sta proseguendo nella sua cura radioterapica. In fondo finché si è in gioco si deve giocare, e lui lo fa con la sua proverbiale tranquillità e senso pratico. Per noi che gli stiamo intorno un momento di apparente tranquillità dopo mesi di grande coinvolgimento. Siamo sempre nella solita barca, ma le acque ora sono calme. E vada per questo Sabato dall’aspetto anonimo. Mica può e deve sempre accadere qualcosa di cui io debba lamentarmi, no? Giuro non mi lamento, almeno fino a domani.

discesa-rocca-di-papa1

3 commenti:

  1. Ciao Enzo! "niente nuova buona nuova" si diceva ai miei tempi! A volte meglio una giornata opaca, che inviti alla calma e perché no anche alla noia. Questa nebbia che fa sembrare tutto uguale ha proprio l'aspetto della noia, per una giornata va anche bene. Tanti cari auguri a tuo papà che tutto vada per il meglio. Passa una buona Domenica.

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  2. PS.Ritengo il lavoro, una parte importantissima della vita di una persona. Nella mia ho avuto modo di farne uno che amavo alla follia e lasciarlo per farne un'altro che amavo e amo alla follia chi me lo ha fatto fare; mi ci sono ammalata! Il lavoro che non ci piace dovremmo lasciarlo a costo di dormire sotto ai ponti.

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  3. Grazie Katia per gli auguri. Ai giorni d'oggi rifiutare un posto fisso sa di suicidio. Non me lo posso permettere. Mi piaccia o no. Una serena Domenica a te.

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