Intorno solo terra bruciata. Aridità ovunque. Ed io fermo, a guardare la desolazione dell’assenza di tutto, ad ascoltare il silenzio del niente. Ho voglia di ridare vita al terreno che mi circonda. Lo posso fare, non posso agire diversamente, lo immagino già quel campo che lentamente prende vita, colore, ed io che quotidianamente, lentamente, giorno dopo giorno, lo vedo crescere compiaciuto, soddisfatto. Andrò al supermercato e acquisterò tutto il necessario: una buona dose di sano egoismo, quel tanto che basta di cattiveria, e tanto, tantissimo amore per me stesso. Ho creato la desolazione intorno a me, ne sono consapevole. Ma ho incontrato a mia volta altrettanta desolazione, superficialità, egoismo, opportunismo, pazzia. Ora lo voglio, lo esigo, lo pretendo con tutto me stesso: via, un taglio netto, e si riparte. Ci vuole coraggio: non ho nulla da perdere, probabilmente qualcuno mi ha già perso e qualcuno mi perderà ma non se ne accorgerà nemmeno. Non ci si guarda intorno. Tagliare i rami secchi, comincerò da qui: agirò dunque con lo stesso criterio di chi mi ha insegnato ad essere così, mi ci ha portato dopo strenua resistenza, dopo inutili tentativi di far capire con chi aveva a che fare. Con il silenzio. Ripartirò dunque da quelle persone che considero degne della mia stima, persone che non ho mai visto e forse mai sentito, ma che godono di tutta la mia fiducia. Gli altri? Se ne accorgeranno? Forse no, ma intanto ho già preso la mia decisione: per loro non esisterò più. Nessuna seconda possibilità, nessuna dimostrazione di bontà e disponibilità. Riparto allora da un taglio netto ai rapporti superficiali, inutili, e faccio leva sull’unica persona che può regalarmi gioie e incondizionato affetto: io. Via allora, dalle apparenze, dalla quasi istintiva ricerca di relazioni come ancora di sopravvivenza. Ho deciso di non farmi mancare un po’ di superficialità, di leggerezza, perché no? Lancio il mio grido, lancio il mio “Chissenefrega”. Ma tenevi la vostra vita fatta di uscite e divertimento; tenetevi anche le vostre beghe, i problemi familiari, i vostri casini. A me non frega nulla. Ci ho provato a curarmene, senza fortuna. Scendo da questo treno affollato che mi ha tolto persino l’aria che respiro, mi ha provocato dolori alle mani per il tanto scrivere, mi ha seccato la gola per le parole di conforto, i ragionamenti a vuoto, e chi più ne ha, più ne metta. Mi aspetta un nuovo viaggio, e questa volta non lascerò che il treno passi. Salirò e sarò un uomo nuovo.
Ma cosa succede???
RispondiEliminaRicomincia da te stesso Enzo...
RispondiEliminaUn abbraccio :)