Premetto che non calco la gradinata di uno stadio importante da circa 8 anni. Allora ero addirittura tesserato e percorrevo circa 200 chilometri, andata e ritorno, per assistere alle partite della mia squadra del cuore. Poi, fui costretto a “perdere” gli ultimi incontri di campionato a causa della squalifica del campo in seguito a violenti incidenti tra ultrà durante un incontro di cartello. Uscire dallo stadio fu, quell’ultima volta, piuttosto difficile e pericoloso. Ma da quel momento, decisi: niente più tessera. Pian piano, mi sono disamorato del calcio: ho continuato dapprima a seguirlo in Tv, magari in compagnia di amici, poi, sempre meno, tanto che ora saltuariamente assisto alle partite della mia squadra del cuore via radio oppure in streaming, sul web. Sento che non ho più l’entusiasmo di un tempo, e le ragioni sono diverse. Ho assistito con freddo distacco a quello che è accaduto ieri a Genova, prima dell’incontro tra la Nazionale e la Serbia. Dopo aver appositamente abbassato l’audio del televisore onde evitare di sentire le solite ovvietà e cazzate varie dei giornalisti di turno, ho elaborato a voce le mie riflessioni che ora, traduco in questo articolo. Il calcio non c’entra nulla con ciò che si è visto ieri. Il calcio è uno spettacolo che, a fronte degli enormi investimenti che su di esso le più svariate società effettuano, deve quasi sempre andare avanti. E ieri, in barba a ciò che stava accadendo, è ciò che si è provato a fare, per sette minuti. La federazione Serba, gli sponsor, sicuramente hanno premuto affinchè la partita avesse luogo. E quell’idiota con il passamontagna ripreso dai cellulari e dalle macchine fotografiche degli idioti che lo seguivano? Lo lasciavamo lì? Facevamo finta che nulla fosse accaduto? In realtà il “cretinetti” di turno sapeva bene che il calcio, è uno scenario troppo importante per non cogliere l’occasione di mettersi in luce, di evidenziare le sue ( le loro ) idiote idee ultranazionaliste. E alla fine c’è riuscito. Uno contro un bordello di poliziotti in assetto anti sommossa che non sapevano che altro fare. In sintesi, l’unica decisione giusta è stata presa e la partita non si è giocata. Ma, quanti anni sono trascorsi dall’Heysel? Credo, intorno ai 25, giusto? Quanto è cambiato da allora? Gli stadi sono più sicuri? La tessera del tifoso sta risolvendo il problema? No, assolutamente no. Manca la prevenzione: il problema come sempre è nelle persone. Non possiamo agire sul cervello di chi agisce in questo modo, qualunque sia l’ideale che lo muove. Di delinquenti effettivi, potenziali, in divenire è pieno il mondo. Esistono misure di prevenzione, di sicurezza; esistono provvedimenti che non vengono rispettati, pene non applicate, e alla fine, ci meravigliamo di quello che accade. E, poiché io ho poca fiducia e in chi le pene le deve applicare, in chi le deve far rispettare, in chi deve fare prevenzione e sicurezza ma soprattutto in quella che è una certa tipologia di razza umana (?), consiglio soprattutto a quei genitori che vorrebbero portare i loro figli allo stadio, di non farlo. Non è colpa del calcio. E’ colpa dell’uomo, sempre e comunque.
Il problema è che in Italia non ci sono controlli... In italia è sempre tutto coì vago... mah
RispondiEliminaUn abbraccio :)
In Italia, soprattutto non ci sono garanzie. Non c'è modo ( o non si vuole trovare )di garantire sicurezza.
RispondiEliminaUn abbraccio a te.