venerdì 19 aprile 2013

Sotto questo sole

V

orrei riuscire a trasmettere la sensazione di calma che avverto. Mi piacerebbe evidenziare quanto sia inusuale, e non solo per l’ormai cronica agitazione interiore che mi appartiene. E’ proprio lo stato materiale delle cose ( lavoro in primis ) a non giustificare il mio procedere lento, affabile, quasi spensierato. Inutile chiedersi il perché, le dinamiche di relazione sono assai incomprensibili, figuriamoci quelle interne. Ho sentito parlare spesso di morte in questi giorni, io pure ne ho parlato. E’ inevitabile perché chiunque incontri, ti chiede di quel ragazzo così giovane che ci ha lasciati e devi rendere conto. Questa settimana ho lavorato poco, pochissimo ma non certo per colpa mia. Insomma, fattori diversi ma il risultato non cambia. La sostanza è che non ho molto da dire né a voi ma ancor più a me stesso; non ho esaurito le scorte, ma dovrei parlare prevalentemente di lavoro e non amo disquisire di argomenti che trovo frivoli, superficiali, per certi versi grotteschi. Bene o male anche il lavoro è fatto di umani e di relazioni che assumono connotati indegni; tuttavia si sa che la maggior parte delle persone con cui interagiamo in ufficio indossa ciascuna la propria maschera. Questo significa che giudicare i colleghi potrebbe rivelarsi non solo immorale ma anche inutile. Risparmiamo dunque fiato, e liberiamo la testa di pensieri superflui: a questo punto è quasi naturale ritrovarmi nella solita posizione yoga del Venerdì; ma è la testa a vivere una nuova vita. Ora , chiamarla “nuova” forse è esagerato. Sono convinto che gli elementi portatori di cambiamento vero, debbano trovare collocazione in quella che chiamo realtà materiale. Poco conta una diversa predisposizione, poco importa se ci poniamo da un punto di vista differente. Alla fine della fiera il rinforzo esterno deve essere tangibile. Ieri ho trascorso un’inaspettata giornata di lavoro e svago. Quando sono sprofondato nel letto mi sentivo uno straccio ma soddisfatto. Ecco, non ho pretese. Quell’Enzo abituato a gridare al mondo parole di fuoco, quasi sempre inascoltate, è in realtà un uomo che ha bisogno di piccolissimi spicchi di tempo da trascorrere alla luce del sole, liberando sorrisi e voglia di vivere. Tutto questo manca, manca sempre. L’inverno mi ha visto perennemente chino su me stesso; ora, a fatica raddrizzo la schiena. Riconosciamo alla luce quel che è della luce. Nulla di nuovo sotto questo sole, ma lasciamo che i fogli si riempiano di un bel niente, mi farà bene rileggerli all’occorrenza.

 
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