sabato 27 aprile 2013

Qualità (molto) nascoste

P

overo Enzo. Significherà qualcosa se non ho l’abitudine di guardarmi allo specchio salvo poi far si che lo faccia la mia anima. E cosa vedo? Mio Dio, sempre e costantemente lo stesso casino. Sto provando a tirare fuori qualcosa di utile dal virtuale nonostante me ne stia piano piano allontanando. Ad aiutarmi alcuni “picchi” di orgoglio verso estemporanee vittime sacrificali, colpevoli della solita fugacità. Eh si, bene o male io sono anche ciò che gli altri vedono e non è certo bello quello che esibisco. Passi l’aspetto estetico opinabile, ma è la mia interiorità a pagare dazio; eh si, per quanto vogliamo nascondere noi stessi e la nostra natura più intima e vera, ci sarà sempre un tale, una tale di turno che innescherà riflessioni ed autovalutazioni. Potrei trovare un aggettivo che mi si addice per ogni lettera dell’alfabeto. E sono sicuro che, scorrendo le ventuno lettere troverei solo attributi negativi. Se da un lato, non esasperare gli aspetti positivi trasmette un segnale di presunta umiltà, ingigantire quelli negativi è solo ed unicamente segno di pessimismo, masochismo, assenza di autostima. Io sono l’una e l’altra cosa ma, alla resa dei conti sono anche un uomo senza qualità. La domanda è: ammesso anche ne abbia, cui prodest? Ci risiamo, perché il nocciolo della questione è sempre lo stesso: l’altro/a. Non riesco a sfuggire alla relazione umana, sto facendo ammenda di tutta la merda che ho tirato al mondo in questi mesi. Ma, c’è anche una ragione precisa del mio astio universale. Ogni volta che mi confronto, io mi dissolvo fino a diventare invisibile. E’ un po’ come quando perdi ai punti ma tutti ti fanno i complimenti, quando si dice che devi ripartire da quella sconfitta per trovare gli stimoli ad andare avanti. Perché io di complimenti ne ricevo e sono sempre graditi. Non lo do ad intendere perché io non sono portato a farne dunque, non capisco cosa può spingere una persona a rivolgerli a me. Io mi chiedo come sono capace di queste costruzioni del pensiero che provocano la nausea tipica del mal di mare. E rido, proprio adesso sto ridendo, immaginandomi mentre stacco la mia testa dal collo e la butto in mare perché si disperda. Come può vivere serenamente un uomo che crede nella presenza umana come elemento essenziale per la sua stessa esistenza? Avete visto? Si è capovolto tutto. Sono sempre io? E se credo nella presenza umana, perché sto ancora davanti a questo schermo? Perché qui, comunque ritrovo la presenza più importante: me stesso.

 
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