domenica 21 aprile 2013

Coiti

L

e relazioni virtuali hanno durata e consistenza emotiva simili a quelle di un coito. Non ho detto che provocano lo stesso piacere, questo sia ben chiaro. Da tempo andavo cercando una specie di metafora che sapesse sintetizzare in modo efficace la mia ormai consolidata idea di “amicizia” virtuale. Mi spiace che molti non leggeranno questo articolo, soprattutto quelli che fanno parte della fantomatica lista di amici del più famoso social network; quella che ormai rappresenta il termometro del nostro successo nel mondo sociale. Perché questo messaggio subliminale ( ma neanche poi tanto ) è proprio indirizzato a loro. Il coito è un picco di piacere che solitamente il soggetto virtuale cerca in un momento specifico, sulla base di un’esigenza specifica del momento, salvo poi, come dopo ogni coito che si rispetti, girarsi dall’altra parte ed addormentarsi. Spesso mi chiedo cosa induca alcune persone a comportarsi come se io fossi la puttana di turno. Non ho risposte ma semplicemente sono convinto che la devo smettere una volta per tutte di fare il consigliere da strapazzo, il Freud de no' artri, tantomeno quello a cui si può facilmente promettere di essere tirato fuori dal tunnel. E la devo piantare di lasciarmi trascinare dai momenti “no” e dalle presunte comuni condizioni di malessere altrui. Il mal comune mezzo gaudio è finito. Sono un bel vigliacco perché ho nomi e cognomi di persone mai conosciute veramente, con cui ho scambiato solo qualche parola e verso le quali nutro un odio profondo. Sono malato, questo è certo. Malato di noia, di solitudine, per cui tutto può essere facilmente spiegabile considerata tale patologia. Ma non posso far finta di niente, perché non si può e non si deve ignorare ciò che è stato, anche se di breve durata. Si sono matto. Sembra io stia parlando di furtivi rapporti sessuali a seguito dei quali mi sono innamorato della compagna del momento. Non è così. Pensate un po’, sto solo parlando di amicizia, di parole, di momenti di condivisione. Assurdo no? Io non voglio sentire questa parola: condivisione. Passi se ciò riguardi le solite stronzate che ti passano sotto gli occhi sul video e che fanno del popolo una manica di ipocriti occasionali. Ma non quando si entra nel privato, e poi tutto viene lasciato lì, in sospeso. E’ uno schifo e lo so bene. E’ uno schifo il virtuale, è uno schifo il mal comune mezzo gaudio che preannuncia il coito. Faccio schifo pure io che ne faccio parte. Chi legge, sappia. Il silenzio, sarà la mia arma verso chi, a mio parere è stato un coito. Mi giro dall’altra parte.

 
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4 commenti:

  1. Eppure non sempre le situazioni sono così come le descrivi...altre volte è proprio il contrario.. e c'è chi non si gira dall'altra parte, ma dalla parte dell'interlocutore/trice.

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  2. E' pur vero che non è mai corretto generalizzare. Io parto da un'esperienza soggettiva decisamente negativa. E sono felice di sapere quando qualcuno mi smentisce. Purtroppo le delusioni forti sono difficili da metabolizzare. Grazie del tuo passaggio.

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  3. Caro Enzo, ultimamente i tuoi post hanno uno strano sapore...mi rattrista percepire la rabbia, l'amaro che traspare dalle tue parole. Mi spiace non essere presente nel quotidiano per scambiare qualche parola e cercare di capire meglio... devi trovare la forza di fare pace con te stesso e cancellare un passato pieno di delusione,rabbia e dolore. Un abbraccio grande.

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  4. Laila, dispiace anche a me. C'è tanta rabbia, rancore. Non riesco ad accettare la mia situazione e non posso pensare all'idea di confrontarmi. La strada è lunga, vediamo se farò i giusti passi. Un abbraccio a te.

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