Ci provo a provare indifferenza. Ci provo e non ci riesco. Mi consolo al pensiero che questo “non-sentimento” non è privilegio di tutti. Capita infatti di fare una passeggiata nella grande piazza di Facebook e trovarsi circondati da un numero incredibile di links a trasmettere i sentimenti più disparati. Mi pare di capire che, oltre all’amore, vadano di moda la delusione, il risentimento, talvolta l’odio. Proviamo dunque ad immaginare anche solo per un attimo che la community per eccellenza rappresenti uno spaccato della nostra società : ne esce un quadro piuttosto triste. Tante le persone deluse, tanti i rapporti finiti, tanta la voglia di mandare tutti a quel paese. Non sono dunque solo, la compagnia è grande, e ognuno a proprio modo manda il suo messaggio subliminale a chi lo merita. Se l’indifferenza fosse di tutti probabilmente la piazza di Facebook si svuoterebbe rapidamente. Anch’io, come mi è capitato di affermare, sono un sostenitore del messaggio “indiretto” e non per vigliaccheria. Di fronte ad un ostinato silenzio, la community diventa paradossalmente il veicolo per comunicare. E quando, di fronte ad un più o meno mascherato invito a reagire ricevo indifferenza, riesco ancora ad indignarmi. E nello stesso tempo provo una sottile invidia verso questi soggetti che, sentendosi “toccati”, rimangono immobili come statue di sale. “Ma perché non parli?”, disse Michelangelo al suo Mosè. Ma quante statue ci sono al mondo? E non parlo di quelle che adornano piazze e musei… Probabilmente sto lottando contro i mulini a vento e sono anche piuttosto recidivo. Il mio è ancora una volta un appello a sostegno del dialogo, della sincerità della schiettezza. Parlate gente, siate anche crudi, ma parlate. Quanto vi costa? Portare avanti dei rapporti, parlare di amicizia, richiede consapevolezza di ciò che si fa e si dice. Non lasciate morire tutto nell’indifferenza. Ah, l’indifferenza..
Facebook ovvero: io ti aggiungo, tu mi aggiungi ma... quando si parla?
RispondiEliminaIo avrei tante cose da raccontarti....
RispondiEliminaEsattamente. Ho sempre pensato che niente come una semplice lettera ( ora e-mail ) possa fermare il tempo e spegnere i rumori di sottofondo. E tutto, ad una velocità rallentata, diventa più vero...
RispondiEliminaNon sempre si può essere d´accordo...
RispondiEliminaIo, invece, sono un fautore della comunicazione "face to face" che non é comunicazione monca.
Certo una lettera conserva il suo fascino! Ma vuoi mettere un paio di occhi che ti guardano e ti parlano; un paio di orecchie che ascoltano; il gesticolare... l´espressione del volto, l´odore...
Io amo tutto ciò che un incontro dal vivo può dare, dalla gestualità, agli sguardi. La lettera ha un proprio valore che aumenta quando le distanze sono ampie in termini "fisici". Poi, il fatto che io abbia una tempistica particolare prima di un incontro maturato attraverso le lettere è un altro discorso. Tutto ciò che arrichisce il nostro bagaglio di conoscenza è benvenuto.
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