domenica 19 settembre 2010

Invidia

Non fosse altro per evitare di iniziare a pensare e turbarmi ulteriormente, ieri sera ho deciso di uscire andando in pizzeria. La compagnia è sempre la solita, anche i luoghi di ritrovo finiscono con l’essere sempre gli stessi. Non ho motivazioni ad uscire, e la discriminante non è il luogo, ma l’insipidezza di chi mi sta intorno; amo stare a tavola, lo trovo un modo davvero coinvolgente per rendere una serata, quasi speciale. Tutto il contrario di ciò che è successo ieri: giunti in pizzeria ci è stato assegnato un piccolo tavolo posizionato al centro di due grandi tavolate ove si stava festeggiando un compleanno. Tantissimi giovani, grande frastuono. Mi stavo infastidendo ma non erano i ragazzi a rendermi indisponente quanto il fatto di vedere loro e poi, girando lo sguardo, osservare i miei conviviali. Da qui, il confronto, inevitabile. Tante le considerazioni che si sviluppavano nella mia mente mentre si rafforzava in me l’idea che io lì non avrei dovuto starci. Montava l’invidia. Ah… brutto, forse il peggiore dei sentimenti. Guardavo loro, festanti, gioiosi, spensierati e mi sentivo sempre più vecchio. A farmi sentire così sempre loro, i miei compagni di tavolo. A quei giovani gaudenti non poteva fregare di meno di noi ma sicuramente se qualcuno di loro ci avesse osservato per bene avrebbe pensato: “ Mamma che vecchi quelli!”. Ma io non mi sento così, eh no! Eppure il detto dice: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”, giusto? Che dire, le considerazioni e le conclusioni che nascono da questo breve racconto sono tante e tutte ovvie. Per uno come me che si è completamente calato nella realtà dei suoi 40 anni abbondanti, accettandoli con spirito, è stato difficile d’un botto rivolersi sentire ventenne, ritrovare la bellissima superficialità di quei momenti a tavola, l’allegria di una pizzata. E’ come se, mettendo così vicini quel grande tavolone e quel minuscolo tavolino da tre si fosse voluto infilare il coltello nella piaga. Tornato a casa, ho provato a chiedermi il perché di quell’uscita, il perché di una vita sociale così asfittica; avevo voglia di prendere sonno e ho evitato di trastullarmi mentalmente. Stamane avevo lo stomaco pesante: colpa dell’invidia o del calzone farcito? Non lo so, ma, appena ho visto il sole, sono uscito, e avevo già dimenticato tutto. La compagnia degli ultimi cieli blu estivi mi ha reso un ventenne, anche solo per poco!

2 commenti:

  1. Più che invidia io parlerei di nostalgia...Sai, capita anche a me.
    Mi capita di pensare, che avrei potuto a quell'età godermela di più, molto di più. Ma lo capiamo sempre dopo...
    E' vero un'altra cosa anche, certi pensieri vengono quando il presente o chi ci circonda non sono quello che avremmo voluto o pensato.

    No, non sei invidioso secondo me.

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  2. Si Nicole, credo che la mia sia una invidia "buona". E' la realtà che si vive a renderci più o meno nostalgici del passato.

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