giovedì 3 marzo 2011

Prima declassata

S
e sono ancora qui, presente sulle pagine del mio blog un motivo ci sarà. E in questi giorni una tale assiduità nel pubblicare articoli ha quasi del miracoloso. Ma non c’è stanchezza che tenga. Questo vagone di prima declassata in testa treno è il mio salotto viaggiante e con lui anche i miei pensieri corrono ad una velocità sostenuta. Scrivo dunque ancora per manifestare qualcosa che, solo al termine di giornate ad alto stress, riesce ad emergere in modo chiaro. A fare da sottofondo a questa settimana una incredibile serie di episodi al limite della sfiga Fantozziana che hanno dato colore e gettato un velo di ironia sulla solita confusione di fondo. Confusione: torna prepotentemente ad essere il tema dominante della mia quotidianità lavorativa. Incertezza, problemi irrisolti e pare irrisolvibili, assenza di disposizioni chiare. Credo che, quel punto di non ritorno da me stesso indicato come obiettivo finale dovrà mio malgrado subire una proroga. Con l’inizio della primavera mi ero proposto di giungere ad una discreta conoscenza del lavoro, della realtà circostante. Una conoscenza tale da mettermi al riparo da possibili ulteriori momenti di sconforto. Ed invece pare io debba attendere ancora. E come già detto, ho una precisa volontà: quella di giungere progressivamente a far si che il lavoro non interferisca nella mia vita privata e sociale. Che poi, anche lì, è tutto un caos. Provo a cercare di capire, cosa posso fare per ottenere quella sensazione di benessere che poi so bene essere frutto di una soluzione di mezzo. Isolare il lavoro al momento non è possibile. Probabilmente da qui a poco, la settimana non finirà più al Venerdì ma ci sarà la possibilità che termini addirittura la Domenica. Mi fanno paura le solite affermazioni di circostanza. “Se te la senti”…che nascondono un …ma è meglio che te la senti”. E’ da tempo che ho smesso di guardare oltre la fine di ogni giorno. Godermi il momento del rientro, pensare che finalmente stasera potrò anche sbarbarmi e cenare con le persone a me più care è tutto quello che mi rende sereno. Poca roba? Ora non vedo altro. Perché il mio progetto è ancora in fase di elaborazione, probabilmente sto costruendo le fondamenta e se farò poggiare il tutto su basi solide, ne godrò i frutti. A questo punto provo a spostare il termine ultimo di qualche mese. Il 20 di Giugno, terminerà il mio periodo di prova e ( ci metto la mano sul fuoco) da quel momento in poi, qualcosa cambierà. Lasciamo dunque che la confusione regni sovrana; non ci sono abituato, ma ogni giorno è una scoperta, no? Torna il weekend a chiarirmi le idee, o meglio a restituirmi una discreta parvenza di uomo che ha anche una vita da vivere. Con tutto il rispetto per il mio salotto viaggiante di prima declassata.


6 commenti:

  1. Caro Enzo penso alle tue parole rigurado al tenere separato lavoro da vita privata... è alquanto dificile, credo. Più che altro perchè il tuo lavoro è parte di te e riuscire a non considerare una parte di te a discapito di un'altra è molto difficile. E poi non credo che sia salutare.

    Cioè: il lavoro ti prende una buona parte del tempo che vivi, quindi non dovresti concentrarti su come tenerla separata dalla parte di vita che preferisci (tornare a casa e restarci, ecco), ma dovresti concentrarti su cosa potresti fare per renderla migliore.
    Ad esempio, mio padre non vuole mai parlarci di come è andata al lavoro perchè non vuole portare l'ansia del lavoro anche dentro casa. E lo capisco. Però è sbagliato, perchè si tiene dentro tanti nodi che potrebbe sciogliere parlandone con noi. Raccontare a qualcuno di qualcosa che ti turba fa bene a te che vieni ascoltato, e fa bene agli altri, perchè imparano ad ascoltare.
    Tanto devi viverla questa vita, perchè non farlo nel modo meno traumatico?

    Certo, però, che questo "Te la senti..." è una bella scocciatura... se ne approfittano!

    Spero di non essere andata fuori campo, se fosse così perdonami!
    Notte!

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  2. Goccia, non sei affatto andata "fuori campo". La mia famiglia: in questo periodo, è la mia vera ancora di salvezza. So che non è bello trasportare a casa l'ansia e i problemi del lavoro. Ma quell'ora nella quale tutti insieme ceniamo è troppo importante. Ne parlo con loro, e ciò mi rende leggero, pronto al nuovo giorno. Vivere il giorno e appoggiarsi agli affetti concreti. Così si può vincere ogni difficoltà!
    Un abbraccio e grazie!

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  3. Io però penso che sia sempre meglio che sul treno tu ci sia salito...lo stesso vale anche per me.

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  4. E' stato un treno inaspettato e pertanto gradito. Ora che sono salito, Sara, conto di non scendere. Per fortuna mi sono imposto brevi fermate.....Un abbraccio

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  5. Ricordati ogni tanto di aprire la valvola di sfogo. Se una volta ogni tanto ti sfoghi del lavoro, non fai tediare nessuno e magari trovi un aiuto. Io stesso lascio sempre il lavoro al lavoro, ma a volte mi devo confidare e quando lo faccio non porto tedio ma ottengo aiuto o anche una pacca morale che aiuta lo stesso.

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  6. Si, Paolo. Hai ragione e devo dire che la famiglia è in questo momento la mia valvola di sfogo per eccellenza. E la amo per questo..

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