venerdì 11 marzo 2011

La maschera dell’indifferenza

I
l fatto di alzarmi tutte le mattine alle 5.30 e rientrare a casa alle 18.30 è ormai un’abitudine. Lavoro. La routine è e sarà questa. Come avevo previsto, il mio metabolismo e il mio corpo si sono perfettamente adeguati al cambiamento repentino di ritmi e stress. Bene, non posso che esserne felice. Mi faccio bastare una seduta di palestra a settimana ma noto che ha sempre effetti meravigliosi su corpo e mente. Detto questo, mi preme sottolineare che sto usando armi diverse per esorcizzare la mia giornata lavorativa, almeno sul luogo deputato ai miei compiti. E, tra queste, l’ironia e l’autoironia. A volte mi chiedo come io faccia a mantenere così alto l’umore e come riesca ad intavolare rapporti con i colleghi ispirati sempre ad un placido quieto vivere. Di sicuro ragiono in questi termini poiché sono un novellino che, pur avendo già capito molto del sistema, dell’ambiente, delle persone, ha bisogno di auto-irradiarsi energia per poter andare avanti. La mia energia è l’ironia, sottile, arguta. E l’autoironia. La voglia di prendermi in giro, di scherzarmi addosso, convincendomi poi del fatto che un po’ Fantozziano, lo sono. Quando paleso determinati atteggiamenti me ne chiedo sempre il motivo. E io un motivo ce l’ho, l’ho appena illustrato.Così passo dall’essere un lamentoso pignolo, ad una specie di macchietta. Ma dove sono le vie di mezzo? Uno dei miei obiettivi è quello però di essere finalmente “mascherato” al momento opportuno. Passi dunque l’essere serio e riservato, passi la macchietta per ragioni prettamente di sopravvivenza. Ma con certe persone no, proprio no. E’ davvero arrivato il momento di rendermi odioso. Del resto non mi si chiede di sforzarmi di essere simpatico con tutti, perché tanto qualcuno a cui stai sulle balle a pelle c’è sempre, no? Oggi ad esempio mi si è parata davanti una persona che, ha cambiato molto i suoi atteggiamenti nei miei confronti in breve tempo. Io certe piccolezze le noto, anche se ai più sfuggono. Sono un preciso in quel senso e, sebbene ciò mi provoca dolore, dovrei almeno ricavarne un beneficio: eliminare da subito certi contatti. E così, pur con un movimento pesante e fastidioso allo stomaco, mi maschero da indifferente, provo a sorvolare e a non vedere. Più volte nella vita mi è capitato di intavolare rapporti che poi sono scemati nel totale silenzio senza una ragione. La ragione c’è quasi sempre, ma io, di fronte al silenzio altrui, decido di essere connivente e mi adeguo. Non saprò mai per quale ragione esiste una fine, posso soltanto immaginarla. Ma noto che situazioni di questo tipo tornano a presentarsi. Pazienza. Un saluto in meno, una scusa per girarsi dall’altra parte e piano piano, tutto passa. Dannata sensibilità. Ma ormai ho un set di maschere da indifferente a portata di mano….

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5 commenti:

  1. C'è tanto bisogno dileggerezza, c'è infinito bisogno di prendersi meno sul serio, di ridere e scherzare. Se una persona è disposta al dialogo allora ti lasci andare, ti racconti, sei te stesso perché sai che l'altro è leale e non se ne potrà mai approfittare. Ma in genere, nella maggioranza dei casi, senza necessariamente ricorrere alla maschera, devi solo imparare a tenerti, perché si intuisce che sei "generoso" che ti spendi per gli altri. Ma non ne vale la pena. Gli amici veri si contano davvero sulle dita di una (sola) mano.
    Io mi ero un pò rotto i coglioni cel modo in cui avevo improntato il mio primo blog. Ho sentito il bisogno di alleggerire, di togliere, di levare lo sguardo da me e rivolgerlo all'esterno. Mi conosco come le mie tasche e se anche può sembrare ovvio o una presunzione non è nessuna delle due. Ora guardo fuori, mi affaccio e vedo come si muovono le cose al di fuori del mio mondo. Voglio starci più dentro. Da un sano egoismo (avolte per giunta egotismo) voglio guardare altrove. Mi sono ripulito abbastanza della merda che propina la mente con i suoi pensieri automatici. Ho una gran voglia di giocare, sdrammatizzare e prenderla a ridere. Voglio essere un coglione. Chissà, forse dopo un commento come questo ho fatto un altro passo ancora. Lo sai che il satiro che adoro di più in assoluto è quasi perennemente depresso? Corrado Guzzanti è per me di uno spiritoso unico, mamica ammorba le persone con i suoi onanismi mentali. La butta sul ridere. Un esempio, per me!

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  2. Ciao Fabio, grazie del commento. Credo che non potrei mai tradire il mio blog nei suoi contenuti. Tradirei me stesso. Io ascolto gli altri e ascolto molto più me stesso. Spesso non arrivano parole felici e gioiose per la mia tendenza ad essere molto severo con me stesso. La depressione è qualcosa che non mi appartiene. Sento più mia la realtà.Che spesso è fatta in un modo che non mi piace. Ma è così. Sono felice di poter essere coglione al momento opportuno e bastardo quando se ne presenta l'occasione. Prendere con ironia la vita è importante. Anche se nel farlo sarebbe sempre meglio poterlo condividere con qualcuno.
    Buona giornata!

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  3. E' vero, l'ironia può essere il miglior modo per farsi scivolare con leggerezza le cose. Poi con le persone più odiose fai scattare l'ironia pungente.

    Uno non ti saluta? Tu salutalo sempre, sottolinerai ancor più la sua maleducazione nel non farlo. E poi magari butta una o due battute spinose, così fai capire che tu te la ridi e lui si crogiola.

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  4. E bravo Paolo. Una manifesta superiorità fatta di piccole battute, pungenti e affilate non guasta mai!

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  5. Fai bene a fare sempre ciò che senti, anche perché questo è il tuo spazio e nessuno può levartelo, ne stare a sindacare sulle tue scelte o sul tuo modo di agire. Tantomeno volevo farlo io.
    Buona serata!

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