mercoledì 22 settembre 2010

Cento di questi post

Ieri ho pubblicato il mio centesimo articolo a quattro mesi dall’inizio di questa avventura: nasce spontanea qualche piccola riflessione. Una cara amica ieri mi ha posto un quesito molto interessante; mi ha chiesto se, il fatto di aprire il mio “io” ad un indefinito numero di persone sia motivato dalla positiva considerazione che ho del mondo che mi circonda ovvero dall’assenza in me del timore di essere giudicato. Propendo per la seconda tesi; a causa di una serie di esperienze piuttosto frustranti e mortificanti sono giunto ad una conclusione: il mondo che mi circonda è questo e non lo posso cambiare, non ho neanche molta voglia io di adattarmi al mondo e alle sue follie. Del mondo però ora non temo neppure il giudizio e questo, a mio parere, è un passo avanti nel percorso che porta ad accrescere la propria autostima. Se avessi voluto ricercare attraverso questo blog qualche non ben definita conferma avrei sbagliato in partenza, avrei snaturato lo spirito, l’essenza stessa del blog che, a mio modesto parere, è quella di un veicolo per comunicare e solleticare confronti. Probabilmente, se avessi inoltre puntato ad un successo in termini di “followers”, mi sarebbe stato facile cambiare l’impostazione dei miei scritti, rendendola meno intimistica, più “popolare”, e quindi di più facile lettura. Peccato che non ami la politica e non riesca a trarre spunti di discussione nemmeno da fatti più o meno noti del nostro quotidiano. Il timore è quello di finire con l’essere scontato, o di parte, non riuscirei sostanzialmente a sentirmi a mio agio. Parlare della mia interiorità mi riesce semplice perché da tempo immemore ho imparato a guardarmi dentro senza fermarmi alla semplice osservazione. Ho bisogno di esternare, di lasciare un segno, un piccolo appunto. Chi legge con costanza i miei scritti dimostra dunque grande attenzione ai particolari, notevole propensione al confronto e mi complimento con tutti coloro che, così facendo dimostrano un’invidiabile pazienza. Tuttavia, e questo è il rovescio della medaglia, la quotidianità spesso risulta monotona e anche il proprio animo finisce con l’adattarvisi. Ne consegue che le parole e le riflessioni finiscono con il diventare anch’esse piuttosto simili le une alle altre. Ho più volte pensato, e penso mi capiterà, di alternare articoli d’impronta intimistica ad altri più leggeri; ciò dipenderà però non da un’impostazione stabilita, ma da come mi sentirò nell’esatto momento in cui mi appresto a scrivere. Un’ultima considerazione: credo sia nella natura umana affezionarsi ed entusiasmarsi verso tutto ciò che rappresenta il nuovo, il diverso dal solito. Ed è altrettanto umano, stancarsene facilmente. Siamo, credo, portati a ridurre notevolmente i tempi necessari a formare l’abitudine; al giorno d’oggi basta poco a stancarsi di una persona, di un amore, figuriamoci della lettura dei pensieri di uno sconosciuto. Io, intanto, proseguo.

4 commenti:

  1. complimenti per il traguardo :)

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  2. Il blog è tuo, sono tue pagine, è giusto che tu scriva ciò che vuoi senza dover dare giustificazioni sul perchè un dato giorno hai scritto circa un determinato argomento, chi ha voglia, pazienza, piacere, ti seguirà virtualmente comunque. Ciao Ros

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  3. Affermazione sacrosanta, Ros. La libertà di azione e di pensiero che il blog regala è notevole. La scelta degli argomenti non deve mai essere soggetta ad un eventuale riscontro positivo o negativo. Libertà di scrivere, libertà di leggere. I limiti se mai me li pongo da solo e questo non va bene...

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