sabato 12 gennaio 2013

L’eterna contraddizione

L

a contraddizione fatta a persona. Insomma, desidero un momento nel quale incrociare le gambe, nel silenzio della stanza, l’abat-jour ad attenuare il riverbero. Poi? Poi scrivo, o almeno ci provo perché mentre lavoro sull’incipit vorrei già essere altrove. Vivo in questo momento oppure fingo di farlo? Dove vorrei stare? Davvero qui? Chi vive, dov’è? Potrei mai ributtarmi nella mischia senza provare il disagio di incrociare sguardi, sopportare il rumore della notte, urlare per parlare? No dai, non voglio realmente questo. E’ importante riflettere su questo punto: se mi è difficile capire cosa voglio, sarò almeno sicuro di quello che aborro? Non posso pensare che la mia massima ambizione stia nel vivere la vita notturna, sarei davvero patetico. Mi accontento di relazionarmi. Anche virtualmente. Oppure no? No perché non mi accontento nemmeno di questo, non mi capacito dei limiti, sono contento quando partecipo e sono ricambiato ma poi? Accontentarsi è uno dei verbi che più provoca sintomatologie simili all’orticaria. In poche righe ho seminato tanti punti interrogativi ma non credo di poter raccogliere risposte in futuro. Le domande sono sempre le stesse, le spiegazioni pure. Partendo dal presupposto secondo il quale Enzo ha circa 48 personalità al giorno, quindi almeno due all’ora; considerando che spesso queste variazioni non sono dettate da agenti esterni ma sono il frutto di frequenti implosioni di cuore e cervello; dato atto della assoluta incapacità di sganciarsi dalla ragione come unico appiglio per mantenere la lucidità necessaria all’ordinaria amministrazione. Ecco, per questi motivi il giudice….ehm scusate, per questi motivi io sentenzio a me stesso di essere ciò che sono. Senza appello. Anche se mi fosse concesso di arrivare fino al terzo grado di giudizio, non mi assolverei. E ne sarei anche felice. Questo articolo mi vede barcollare al centro di una strada di cui faccio fatica a riconoscere la linea di mezzeria; fino a ieri riuscivo a malapena ad alzarmi per un malessere improvviso che mi ha attaccato al letto per una giornata. Non ci crederete, ma non ho pensato a nulla. Laddove il corpo soffre, la mente si appisola. Ma devo arrivare a questo per evitare di pensare? Intanto, sono felice di stare qui a scrivere, ma vorrei essere altrove. E dove? L’eterna contraddizione.

 
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