giovedì 31 gennaio 2013

In bianco e nero

G

ennaio se ne sta andando con la sua overdose di pensieri contorti, con la mia ostinata, tenace ( a tratti folle) opera di ricerca e ricostruzione dell’Io. Più fogli riempio più sale la temperatura del mio malessere. Il blog è il termometro del mio lavoro interiore che, non sia mai, sarebbe riduttivo limitare a queste righe. C’è ben altro, voi lo sapete. C’è solitudine, c’è una stanza, un abatjour, un forte riverbero. Lì la temperatura sale e sale sempre più. La penna però qui scivola sinuosamente quasi a spalmare l’apatia ed il senso di oppressione rendendoli accettabili, persino a volte apprezzabili. C’è tutto un mondo intorno di cui come sempre ignoro l’esistenza, così penosamente chino su me stesso. C’era un mondo a Gennaio, ce ne sarà un altro a Febbraio e via andare. Mi ronza intorno come una mosca fastidiosa che tento di scacciare nervosamente, ma è sempre lì. E quando mi si poggia sopra, lancio un bel colpo di mano. Io e il mondo. Mamma mia, quante ne ho scritte ne scrivo e ne scriverò. C’è chi non smette di dichiararmi affetto, di voler essere presente e questo nonostante la mia ostentata freddezza, la paura di nuove parole, di nuove emozioni che tentano di penetrare nel bunker. E’ da folli, mi hanno detto. E’ irrazionale, è una perdita di tempo. Tempo, ti odio. Non sopporto l’alito pesante dei tuoi respiri affannosi su di me, ti respingo violentemente quando con forza tenti di stringermi fino a togliermi forza e lucidità. Ti amo quando mi lasci un briciolo di fiato per dire la mia, qui. Ti voglio bene se provi a farmi ragionare e mi dai la possibilità di guardarmi dentro e di capire gli altri. Ma sei sempre tempo che fugge e come posso accusarti? Anch’io fuggo. Monocorde, ibrido, incolore. E’ il mio giorno. Ormai osservo il mondo a testa in giù perché così mi è concessa una prospettiva in grado di compensare le differenze. Solo così posso accettare la diversità, l’alienazione. Siete voi, i capovolti. Ora ecco la luce. No, cosa avete capito, non quella in fondo al tunnel. Non so dire se sono all’inizio, a metà o al termine del percorso; quando si lavora di scavo si ha sempre la sensazione che ci sia un fondo più profondo. E che alla fine si torni sempre al punto di partenza. La luce è quella di Febbraio e di ore apparentemente più lunghe. Saranno sguardi dal finestrino, saranno colline e campagna che man mano si colorano. Il mondo si colora, io resto un uomo in bianco e nero.

 
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1 commento:

  1. Io odio l'inverno. Se potessi andrei in letargo come gli orsi...odio il freddo!

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