domenica 20 gennaio 2013

Cui prodest?

I

eri la macchina infernale ha prodotto la seguente conclusione: e se la smettessi di spiattellare qui e su qualsiasi piazza virtuale tutti i miei fattacci privati? Se la piantassi di rendere note le mie fragilità, le mie debolezze, i miei contorcimenti? Cui prodest? Il blog, i fogli, e tutte quelle menate sulla loro funzione terapeutica. Ci può anche stare, ma sono palliativi, il primo ad accorgermene sono io. Ammesso e non concesso che possa tornare utile a qualcuno ciò che scrivo, che alla fine “il mal comune mezzo gaudio” fa felice un po’ tutti, io devo pensare a me. Le serate trascorse fissando un punto nel vuoto, cliccando a destra e a sinistra sulle stesse pagine di un maledetto foglio elettronico, accentuano la rabbia, tirano fuori l’Enzo istintivo, incazzato, vendicativo, invidioso. Quando finisco di scrivere il mio solito articolo non ho alcun beneficio. A chi voglio far credere che sia questa la mia vera valvola di sfogo? Ma piantala Enzo. Ma la smettiamo di rendere pubblico tutto? A chi vuoi darla a bere quando dici che in fondo se non avessi questi fogli saresti perduto? Ma non è assolutamente vero! Dunque, forse meglio tenerlo un diario, ma che sia del tutto intimo, privato. Perché ne deve uscire a tutti i costi un’immagine negativa? Perché io ho una doppia vita. Sarei pronto a metterci la mano sul fuoco: chi mi frequenta quotidianamente per lavoro, chi mi ha conosciuto nella vita reale sa perfettamente che io non sono questo. Quando la settimana lavorativa finisce, prendo la rincorsa e mi tuffo nell’oblio, nell’apatia, nella solitudine più estrema. E sono incazzato,invidioso, maledettamente invidioso. Per favore, chi mi ha conosciuto, lasci un commento qui. Ma solo chi mi frequenta nella quotidianità; ve ne prego dite che Enzo non è assolutamente questo, che è solo costretto a sdoppiare la propria esistenza. Si si, le mie paturnie, i miei contorcimenti, le mie seghe mentali esistono davvero, ma mi sto davvero stufando del fatto che siano di dominio pubblico. Ripeto, cui prodest? E basta una volta per tutte. Non sto ottenendo alcun beneficio se non quello di ritrovarmi perennemente a fissare l’infinito, ad inebetirmi di noia, ad ubriacarmi di sangue marcio. Ne ho veramente le scatole piene di questi fogli, dell’immagine che riflettono; sono contagiosi, portatori sani di tristezza che si ricicla e si riproduce come le cellule tumorali. Guarda la sostanza Enzo, guardala in faccia. Non hai soluzioni che prevedono l’azione. Utilizza quelle che richiedono l’omissione. Omettere di fare ciò che non aiuta è decisamente più produttivo di agire, rimanendo sempre nelle sabbie mobili. Chiudi questo libro, chiudilo una volta per tutte.

 
 
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