venerdì 23 settembre 2011

Corto circuito?

I
l weekend alle porte sarà in gran parte dedicato al mio corpo. Ritorno finalmente in palestra dopo quasi due mesi di assenza poi, se non ci saranno intoppi, mi regalerò l’ultima pedalata della stagione. Mi auguro solo che il tempo “tenga”, che mi permetta ancora di togliermi lo sfizio. Il weekend alle porte giunge al termine di una settimana complicata ma che, mi ha ulteriormente fortificato. Sono rientrato a lavorare Mercoledì temendo un vero e proprio tracollo fisico e mentale dopo i giorni difficili in Puglia. Ancora una volta, mi sono riscoperto ( vuoi per necessità, vuoi per indole acquisita ) un uomo forte. Tutto questo “tenere” a livello mentale e nervoso, mi rende indubbiamente capace di superare ogni ostacolo mi si ponga davanti. Intoppi, imprevisti, difficoltà contingenti al lavoro, sonno arretrato. Respingo ogni assalto. Questo “tenere” a livello nervoso presenta un preoccupante rovescio della medaglia, di cui probabilmente ho già parlato qui. Non provo nulla. Mi spiego meglio: fortificarsi, prendere la forma degli avvenimenti che ci colpiscono, significa lasciarsi un po’ abbracciare dal destino. E faccio mia una bella frase di Seneca che così scrive nelle sue Epistole a Lucillo .”Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”: il destino accompagna colui che lo accoglie e trascina che lo combatte. Mi ci sto ritrovando sempre più in questa visione del tutto fatalista della vita. Io, indefesso assertore del libero arbitrio. In fondo questo destino dispettoso (ed uso un eufemismo) ho imparato ad abbracciarlo, semplicemente perché così facendo ho costruito la mia migliore arma di autodifesa. Effetti collaterali di tutto ciò? Una lenta, progressiva, costante perdita della capacità di emozionarsi, una (talvolta impressionante) naturale freddezza. Non sono un freddo, mi emoziono eccome, ho sentimenti ma è come se tutto fosse andato in corto circuito. A furia di richiederlo, lo stand-by emotivo, l’ho ottenuto. C’è voluto il destino, c’è voluto il tocco perfetto di un abile disegnatore, ma io ora sono questo. Cosa ne sarà di quei rapporti umani di cui vado sempre cercando un archetipo? Cosa ne sarà di quella istintività a me tanto cara? E cosa ne sarà di quella voglia di costruirmi un mondo fatto di occhi, sorrisi e pacche sulle spalle? Non è che per caso finisce che non ne sentirò più il bisogno? Mio Dio, cosa sono diventato?
 
cortocirc

2 commenti:

  1. condivido esattamente, sono fatalista al massimo anch,io, ma mi emoziona sempre la musica, mi ritrovo sempre con le lacrime agli occhi!!! Maria

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  2. Ciao Maria e grazie della tua visita. La musica è una compagna costante delle mie giornate. Emoziona, di sicuro. Faccio fatica a lasciarmi andare di questi tempi. Ma non dimentico il potere di certe cose. Un saluto.

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