venerdì 9 settembre 2011

Elettroshock

C
osa si può dire alla fine di una settimana da delirio e alle porte di una di ferie? In questo esatto momento sto nel mezzo, ovvero porto ancora i postumi di un Venerdì allucinante e riesco solo ad intravedere quella sensazione di pace che dovrebbe accompagnarmi nei prossimi giorni. Quando rientri al lavoro basta una mattinata ad azzerare del tutto, quanto di guadagnato nei giorni precedenti. Il volto rilassato e gli occhi vispi accompagnano il tragitto che mi porta dalla bollatrice alla postazione di sportello. E’ sufficiente fare una doppia chiamata e avresti voglia già di mandare a fanculo il rompiballe di turno. La regola è dunque darci dentro in termini di impegno. Ci si deve applicare moltissimo per rendere le ferie un momento di totale abbandono. Quando ( come da copione ) il luogo di villeggiatura è casa, lo sforzo diventa sovrumano. Questa settimana è stata “carica”. Emotivamente mi sono sgonfiato, nel senso che ho avuto a che fare con alcune situazioni che non mi sono affatto piaciute. Ne ho dedotto questo: la mia autostima ancora latita, eccome se latita. E’ terribilmente presente invece quell’insana paura della solitudine che mi spinge oltre la linea della dignità e dell’orgoglio. Soprattutto quando razionalmente sai perfettamente che il tuo sforzo è inutile. La scena che si presenta ai miei occhi è sempre la stessa, il solito rituale, il solito tragitto che porta alle medesime conclusioni. Io non devo avere paura della solitudine. Io devo avere paura di me stesso e dei miei limiti. Naturalmente lo stress mentale legato al lavoro è un’arma a doppio taglio: aiuta a dimenticare ma ti uccide i pensieri e toglie lucidità. Nei rapporti interpersonali ci sono meccanismi ormai standardizzati. Se le persone sensibili sono in percentuale in numero minore, è quasi matematico che esse andranno incontro a delusioni. Se io mi metto in testa che ad un mio atteggiamento tipico corrisponde una risposta altrettanto tipica il risultato sarà quello. E cosa c’è di più certo della matematica? Il teorema della delusione è presto dimostrato. Ci sono poi altre vie per bypassare la solita fregatura. E non parlo di cambiare noi , il nostro modo di essere. Semplicemente infilarsi nella capoccia che nulla è per sempre. Devo avere molta paura dei miei limiti: temo di aver avuto un’ulteriore conferma del fatto di essere totalmente senza palle. Individuato, eccolo lì il cretino che giro come un calzino. A questo punto non ci sono speranze per me: forse, l’ultima, è l’elettroshock.
elettroshock

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