venerdì 8 marzo 2013

L’enigmista

S

crivere ultimamente sta diventando faticoso. Passi l’ardore unito all’innata necessità di sfogarsi, devo tuttavia prendere atto dell’infinitesimale mutamento del mio apparato interiore; quando vedi una persona tutti i giorni non ti accorgi che invecchia. Lo stesso accade con la mia anima; guardarla, studiarla quotidianamente ti regala una percezione non del tutto realistica della sua evoluzione. Negli ultimi mesi ho curvato la schiena, sottoponendo gli occhi ad uno straordinario lavoro non retribuito: guardare al di là dell’umanamente visibile non è cosa da poco. Nel frattempo sono diventato il miglior amico di me stesso. Le maschere hanno fatto (e tuttora fanno) il loro dovere, sostituendomi egregiamente all’occorrenza, prendendosi gioco di molti, se non di tutti. Ho imboccato quasi per caso la strada del riposo; il cervello mi sta chiedendo di dargli tregua, di consentirgli un fisiologico periodo di assestamento dopo le levatacce invernali. Il masochista del resto sono io, mica lui. Lungo la strada del riposo non c’è tempo e modo di incontrare sensi di colpa. Non posso credere e non voglio immaginare che l’avvento di questa inusuale sensazione di leggerezza debba essere letta come un segnale di resa. Non ho alzato bandiera bianca, questo è sicuro. Sono un ingranaggio che lavora con precisione quasi svizzera ma che sente la necessità di una revisione. Avevo bisogno di fare un sunto della situazione, una sorta di stato di avanzamento dei lavori. Lo dovevo a me stesso, se non altro per onorare la mia natura di essere pignolo e maniaco dell’ordine mentale e materiale. Non sarà certo la nuova luce di Primavera a fregarmi, nemmeno i venti tiepidi, i colori accecanti dopo mesi di grigio. Da tempo ho abbandonato l’illusione del rinnovamento, la convinzione che una sferzata di vento potrebbe d’improvviso spazzare via la polvere che mi ricopre. La solitudine è polvere che porta polvere. La solitudine sono io con le mie rinunce a priori, la mia ostinazione. La solitudine sono gli altri, sospesi come lo sono io, impercettibili, sfuggenti, quasi astratti. Il resto è vita. I suoi giochi complicati, i rebus irrisolvibili, le parole indecifrabili fanno di me un enigmista la cui tentazione è sbirciare la pagina delle soluzioni. Dicono che è già tutto scritto. A me però, non piace vincere facile. Non si era capito?

 
letteregemelle

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