sabato 2 marzo 2013

Cielo di Marzo

O

ggi mi sento come questo cielo di inizio Marzo, indecifrabile e per certi versi ingannevole. Non sai se stiamo avvicinandoci alla Primavera oppure è l’Autunno che bussa alla porta. Un po’ né carne né pesce, mettiamola così. Questa mattina ci stavo dando dentro in palestra, sudavo, ansimavo spingendo i pesi più in alto possibile poi osservavo fuori dalle grandi vetrate il fiume scorrere lentissimo ed il cielo lì a guardarlo senza alcun accenno di reazione. Il cielo ero io, il fiume la mia vita. Ed io a ribellarmi alla stanzialità, a questi ritmi imposti; via, alza ancora i pesi Enzo, suda, ansima. Mi sento un po’ così, come il cielo di oggi, immobile, enigmatico, vigliacco. Giornate che si sviluppano secondo un canone abbastanza consolidato, con picchi di apparente esistenza e vuoti immensi nei quali sprofondo quando mi trovo costretto al silenzio. Il lavoro sul corpo mi gratifica, non lo nascondo. E dire che non sono un materialista, uno che bada alle apparenze. Chi diceva “mens sana in corpore sano” forse non aveva tutti i torti. Ma sembra che l’effetto sia davvero breve in termini di durata: dopo due ore di attività fisica il cervello mette le ali per un paio d’ore abbondanti. In quel frangente ho la stessa sensazione di chi vive in serenità, soddisfatto. Ma si può ridurre la felicità ovvero la semplice tranquillità ad un paio d’ore di passione, per giunta avendo rapporti ravvicinati con una macchina? Eppure se ci rifletto a provocare lo stesso godimento è la bicicletta, oppure uno scatto fotografico. Le passioni che trascendono la presenza dell’altro e che mi vivono dentro provocando sussulti di vita. Il silenzio ovattato che torna poi a riempire questa stanza è una benedizione, quando penso al frastuono delle tornate di lavoro, di viaggio, quotidiane. Ma è sempre questione di punti di vista. A volte, come oggi, ritrovare amici che pensavi perduti può regalarti un sorriso. Avverti però la netta differenza tra i modi di vivere la vita di ognuno e nella mente di un analitico come il sottoscritto quel sorriso si trasforma ben presto nell’ennesima consapevolezza; quelle paranoie sull’assenza? Quelle parole di sfiducia sulla presenza? Non hanno più senso. Cosa ha ormai senso? Cosa si annida nella mente di una persona così complessa, che sente solo il bisogno di scrivere per usare le parole, per provare a dare loro quel senso che la vita non riesce ad avere e nella quale io non riesco a fare ordine. A giorni il cielo uscirà allo scoperto facendo luce su quel fiume che ora pare lento, incolore. Quell’azzurro riuscirà mai a liberarlo del suo vivere malato?

 
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