giovedì 13 gennaio 2011

Scompartimenti

C
ambiano modi e tecniche di socializzazione. Il treno si adegua ai tempi e lo fa suo malgrado. Una volta era lo scompartimento: un ambiente intimo che poteva ospitare massimo sei persone. Talvolta dava luogo ad una difficile convivenza, altre volte si rivelava un piacevole luogo di chiacchiere. Tutto dipendeva dalla lunghezza del viaggio: provate ad immaginare quei poveretti, costretti a sopportare la presenza di persone maleducate con strani animali al seguito ( io una volta ho visto persino una gallina ). E che dire poi di quelle allegre famigliole con tanto di pietanze e prodotti tipici dall’odore forte portati come souvenir delle vacanze al mare. Nove o dieci ore di viaggio avrebbero potuto trasformarsi in un incubo. Ricordo in particolare gli spostamenti brevi; qualche chiacchierata nata per caso, la persona che in poco più di un quarto d’ora ti raccontava la vita. Su quella che è la maggior parte dei treni di oggi, un lungo corridoio separa due file di ( più o meno sporchi e maleodoranti ) sedili. Si dirà poi che ciò è funzionale a permettere un maggior numero di posti a sedere. L’estinzione dello scompartimento corre di pari passo con l’evoluzione della tecnologia a disposizione del passeggero. Il quale, dopo essersi seduto compie una delle seguenti operazioni: apre un libro, indossa gli auricolari, smanetta il cellulare, accende il computer. Chi prende il treno quotidianamente o quasi non avrà difficoltà a notare tutto ciò. Pure io mi sono lasciato trascinare e sono entrato di diritto a far parte del popolo dei passeggeri asociali; sono dunque anche io vittima di quella forma di isolamento indotto che la tecnologia provoca. Si può socializzare a prescindere dal luogo in cui ci si trova e le occasioni buone sono assai più legate al caso fortuito . Se ho scritto questo articolo è perché ricordo bene alcuni viaggi in treno che si sono rivelati occasioni d’incontro, a volte piacevoli a volte noiose. Quel che mi rimane oggi è la fastidiosa voce del viaggiatore di turno che, di primo mattino si accomoda vicino a me e ha tanta, tanta, tantissima voglia di parlare con l’amico . E mi disturba il sonno.


9 commenti:

  1. Stasera seguivo le schermaglie di una coppia, carini entrambi, giovani, sui 22, 23 anni. Lui cercava di corteggiarla, con battute simpatiche, lei carina, se ne stava seduta, un po'ripiegata su se stessa, ma si capiva che era lusingata. Teneri e belli.
    Quando sono scesi mi sono avvolta i capelli nel foulard, e ho dormito!

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  2. Lo scompartimento creava l'ambiente per socializzare, per il resto io qualche anno fa riuscivo a chiacchierare - pur non essendo un attacca bottone da treno -, ma ultimamente la gente è diventata tutta abbottonata. Poi senza gli scompartimenti, peggio ancora. Difatti se nello scompartimento si riesce ancora a spiccicare parola, nei vagoni "a salone" zero. Sicuramente c'è qualcosa di psicologico a riguardo.

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  3. Anzi sai che ti dico? Preparo il "Teorema 4" ihihih

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  4. @Sara: E hai fatto bene! Il treno, se non la socializzazione stimola l'osservazione. E anche il sonno!

    @Paolo: C'è molto di psicologico..Elabora il teorema allora!

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  5. Che palle quelli che vogliono socializzare con te non essendo belle ragazze.

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  6. E' notte fonda, e la stazione deserta presto si affollerà. Un pò alla volta arriveranno i viaggiatori, che più o meno esitanti, prenderanno posto sul treno. Sfoglieranno riviste che resteranno carta, i passeggeri con maschere ferree, con blocchi ancestrali di generazioni che hanno dismesso, come un demone d'angelo vestito, l'amore.
    Eccolo, il treno!
    Speranza a carrozze, a vagoni, a scomparti.
    Sta per iniziare il viaggio.

    E' un appunto estemporaneo del 15 novembre 2002. Leggendo il tuo post me lo sono ricordato in un vecchio quaderno.

    Il treno, tra i mezzi di locomozione, è quello che m'ispira più sentimento.

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  7. @Shuzzy: hai pienamente ragione! ;-)

    @Kya: molto bello il tuo pezzo Kya. Un po' per necessità (faccio il pendolare), un po' per forza ( ho paura dell'aereo) il treno è il mio mezzo di trasporto quotidiano. Vederlo così spesso sudicio non trasmette sentimenti particolari, ma indubbiamente quei vagoni hanno sempre storie da raccontare. Un abbraccio.

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  8. Purtroppo è così, lo sviluppo - sarebbe meglio parlare di questo, non di progresso - e la socializzazione non vanno molto d'accordo.

    Anche pochezze come i treni possono dar vita a forme di alienazione.

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  9. L'asocialità non è una colpa, è una predisposizione del carattere, secondo me.. che va al di là dell' essere in una situazione favorevole o meno al dialogo e alla socializzazione. Io sono asociale per carattere. Vorrei essere diversa, vorrei saper intrattenere conversazioni piacevoli con sconosciuti incontrati per caso ben conscia di quanto possano rivelarsi preziose..ma la cosa accade di rado. Fondamentalmente non me ne frega nulla, quindi guardo fuori dal finestrino e mi annoio. :)

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