venerdì 3 dicembre 2010

Tempo sospeso

P
repotentemente è tornata in questi ultimi giorni la sensazione opprimente e talvolta sfiancante dell’attesa. Sto realmente sperimentando sulla mia pelle il lato oscuro di questa particolare emozione. Qualche tempo fa avevo promesso a me stesso che non mi sarei lasciato trascinare troppo in questa cosa, che avrei fatto si che il fato facesse da sè. Troppo facile e soprattutto ipocrita: ero realmente convinto di ciò che stavo affermando? Ne dubito. Non c’è cosa che sfugga al mio sistema nervoso, al mio sempre vessato emisfero destro per cui eccomi di nuovo qui, a vivere questa situazione dovendo a tutti i costi mettere per iscritto qualcosa al solo scopo di alleggerirmi del peso.L’attesa è qualcosa che rimane sospeso nel tempo e con il tempo non ha nulla a che vedere. Corre apparentemente parallela al tempo ma non ne segue il suo veloce correre. E’ là, di tanto in tanto prova a raggiungerlo, ma ciò accade quando lei, con il suo carico di speranza, troverà la sua naturale via d’uscita. Mi sto chiedendo quando questa attesa finirà, se finalmente riuscirà a riprendere il tempo che nel frattempo se ne frega, e corre spedito. Si può isolare l’attesa e vivere fregandosene? Si può, a volte si deve. Perché l’attesa è tempo che può anche andare a male, marcire, ed il tempo, quello vero, se ne frega. Detto questo, sto attendendo una possibile chiamata di lavoro le cui basi ho costruito un paio di mesi fa. Voci che si rincorrono, numeri che ti entrano nella testa e che creano caos. Tutto potrebbe accadere. Oggi mi sento poco propenso ad attendere e distruggo le mie teorie sul piacere di aspettare qualcosa che potrebbe arrivare da un momento all’altro. Questa cosa mi sta sfiancando. Tengo occupato il mio tempo vero ma ce n’è sempre troppo (purtroppo) per pensare. I numeri stanno diventando importanti, più di quanto mi sarei immaginato. Urlo a me stesso di smetterla, di far finta di nulla, di pensare che la notizia inaspettata è quella che regala più emozioni ( soprattutto se positiva, ovviamente). Smettila di aspettare Enzo, piantala di fare calcoli, ce la fai una volta per tutte a far finta che nulla è accaduto e nulla di insolito sta accadendo? Siamo alle solite, mi tocca mettere in standby l’emisfero destro. Per farlo non ho, come già dissi tempo fa un interruttore; devo semplicemente lasciare che quel poco di emisfero sinistro che non è stato bruciato dalle turbe mentali mi venga in soccorso e mi dia come sempre una mano a vedere tutto secondo logica. Freddezza, pragmatismo, ragione. Ci provo, ma non assicuro nulla.


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