S
crivere, leggere, di tanto in tanto fotografare. Sono questi i miei rifugi. Di questi momenti di attesa provo a far tesoro dedicandomi a tutto ciò che mi fa stare bene. E così mi vado a rifugiare in un libro che apro solo dopo essermi letteralmente stiracchiato nel letto ed aver acceso l’abat-jour. Su il cuscino e via. Mi accorgo con una punta di disappunto che non riesco più a trarre benefici leggendo un romanzo in lingua. Quel “God’s spy” di cui potete vedere qui la copertina ormai da tempo immemore, non è affatto un romanzo noioso. Ma, il dover continuare a fare esercizi ginnici per aprire il dizionario ad ogni paio di parole non aiuta a godere del piacere della lettura. E soprattutto, non mi aiuta a star dietro allo svolgersi degli eventi come vorrei. Provo dunque ad accantonarlo, promettendo a me stesso di tenere alta l’attenzione sugli esercizi di grammatica che la mia enciclopedia a fascicoli contiene a dismisura. Ho già un’idea di cosa probabilmente andrò a scegliere per accompagnarmi tra le braccia di Morfeo; non appena lo avrò in mano sarò qui a scriverne, questo è certo. Se sono qui, con il mio diario tra le mani è perché come sempre ne sento il bisogno. In questa stagione dell’anno scrivere mi trasmette quella stessa sensazione di protezione che avverto quando mi raggomitolo sotto le coperte sperando che arrivi presto il sonno. Ci sarà poi differenza tra pensieri estivi e pensieri invernali? Ricordo che, quando l’autunno era ormai alle porte, la cosa di cui mi preoccupavo era l’incupirsi progressivo dei pensieri che la stagione del torpore avrebbe provocato. Ma poi ci ripenso e dico che non sono il sole o le nuvole a rendere radiosi o tetri i nostri pensieri. A ben guardare, il torpore e il calore dell’inverno rallentano di gran lunga i ragionamenti, ma non per questo li intristiscono. Come sempre è importante trarre un beneficio da ciò che si fa. E io mi lascio avvolgere piacevolmente dalle mie elucubrazioni. Non nascondo che mi piace fotografare cieli limpidi, adoro immortalare i forti contrasti del verde, del giallo e dell’azzurro di cui solo l’estate ci fa dono. Trascurare la fotografia in inverno allora? Ma non sia mai. Da quando Niki è entrata a far parte del mio mondo l’ho piuttosto bistrattata, e me ne dispiace. Al di là dell’apprendimento delle tecniche essenziali, non ho intorno a me qualcosa di realmente bello da immortalare. Ben lontana l’ipotesi di un viaggio ma prometto che prima o poi, pubblicherò qualcosa ( fosse anche un primo piano di una mela!). Tre rifugi, i miei preferiti. La stessa sensazione di calma e di calore, quanto mai necessarie in questi ultimi due giorni di trepidante attesa.
Molto bello il tuo post. I miei rifugio sono la lettura e la scrittura, ma non solo. Anche la preghiera!!!
RispondiEliminaops rifugi...
RispondiEliminaSecondo me qualche bel soggetto da fotografare, dalle tue parti, lo trovi, magari sfumato dalla nebbia: vuoi mettere l'effetto che fa!
RispondiElimina@Maria: chiedo venia..la preghiera è un rifugio che probabilmente "frequento" in modo così intimo da non doverlo menzionare. Ed invece è così tremendamente importante..
RispondiElimina@Adriano: e che dire della galaverna di oggi che avrebbe dato alle foto un certo effetto "San Pietroburgo"... Ciao Adriano.
Sei sicuro di non avere davvero qualcosa di bello da immortalare?
RispondiEliminaNon ci credo, tutti noi abbiamo qualcosa di bello da immortalare in foto. Foss'anche un (sia mai banale) tramonto.