Parigi avevo acquistato uno di quei soliti souvenirs di cui si conosce bene l’inutilità. Per la precisione avevo comprato a Montmartre una minuscola Torre Eiffel da utilizzare come portachiavi. Ieri ho visto quella torre spezzarsi in due tronconi giacchè la forza che ho impresso nel lancio dell’oggetto l’ha quasi disintegrata. Ieri ho fatto “Bum!”. Ieri sono esploso in una rabbia della durata di non più di cinque minuti e in quel mentre ho desiderato con tutto me stesso di essere altrove. Volevo trovarmi all’interno di uno di quei grandi capannoni abbandonati sperduti nelle campagne ove nessuno ti può sentire, ove lanciare in aria un urlo soffocante potrebbe al massimo rompere qualche vetro già ormai venato. Ho finalmente tolto il detonatore e, in men che non si dica, tutto quello che in questi mesi ho accumulato in termini di frustrazione, rabbia sopita e “modus agendi” finalizzato al quieto vivere, è venuto fuori. Intorno a me però non c’erano mura desolatamente riempite da graffiti, vetri venati, qualche siringa ed erbacce. Intorno a me avevo persone, cuori, anime, occhi. Avrei voluto uscire, fare “bum!” in totale solitudine poi, magari, tornare a casa facendo credere di essere andato a fare una piacevole passeggiata. Possibile che la mia tanto decantata serenità interiore su cui sto lavorando ancora, si stia rivelando un vero e proprio bluff. E’ un bluff perché fino a che l’animo sereno è tale non a causa di qualcosa che così lo rende bensì a titolo di necessità ( quieto vivere n.d.r. ), allora tutto è finto. E’ tutto un bluff. Sto bluffando con me stesso, continuo ad autoconvincermi di tante, troppe cose che in realtà non sono vere. Di vero c’è solo il lavoro su me stesso, quello si. Ci sto dedicando anima e anima, ma, ho paura di avere ancora da raschiare in fondo al barile. Continuano ad assalirmi paure ingiustificate, timori, ansie di ogni tipo, gli stessi fantasmi che sono tornati a trovarmi a distanza di circa tre mesi. Tutto è ciclico. Va via per poi tornare ed io improvvisamente perdo la corazza che mi sono costruito a fatica, abbasso le difese e lascio che tutto mi travolga. E’ curioso, ma del tutto istintivo, ciò che accade in questi frangenti. Improvvisamente la mia mente comincia a visualizzare delle immagini, dei volti: sono quelli di quelle persone che, vorrei affrontare in quel momento per dire loro che, una parte dei miei malesseri ( seppur piccola) è anche causa loro. Non meritano attenzione, lo so, ma è come si trattasse di un riflesso incondizionato, mi si ripresentano come quando mangi qualcosa che non digerisci. A loro rivolgo il mio più cordiale vaffanculo. Ora che ho fatto “Bum!” torno a bluffare, torno a far credere a me stesso (agli altri poco importa) di avere imparato la lezione, di aver capito tutto. Fino alla prossima volta.
Mi permetto di farti notare una cosa, per quel che vedo da esterno. La tua reazione è come quando otturi la valvola di una pentola a pressione.
RispondiEliminaDevi imparare ad aprire quella valvola. Per far andare bene le cose non puoi fare sempre buon viso a cattivo gioco. Impara a rispondere o fai in modo che non ti si prenda più in giro. Allora vedrai che non avrai più sfoghi così.
Purtroppo non è affatto facile. Quando si perde l'occasione di dire a certi soggetti ciò che di loro si pensa, si finisce con l'accumulare astio chepoi è difficile sopire. E in certe situazioni riffiorano quelle immagini e cominci a pensare a cosa avrestipotuto dire loro. Pazienza.
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