iflessioni di metà cammino: la giornata è uggiosa e induce al sonno , alla lettura, al non fare nulla. Io naturalmente opto per qualche elucubrazione nel mio stile ovvero “di peso”, ma nel senso di pesante da reggere. A questo punto, potete fermarvi qui e scegliere di meglio. A poco più di due anni di distanza dal mio “quarantesimo” , questa settimana ho avuto una vera e propria crisi di rigetto. A quel tempo riuscii ad esorcizzare il raggiungimento del fatidico traguardo, dapprima attraverso un viaggio a Parigi, poi in modo quasi del tutto incosciente. In fondo quaranta è solo un numero e spesso i numeri hanno un significato del tutto relativo; l’ho imparato soprattutto a scuola, quando un maledetto voto avrebbe potuto caderti addosso come un macigno. Credo che l’età anagrafica allo stesso modo, giochi un ruolo marginale. L’età, quella vera, la dimostra la nostra indole, la nostra voglia di vivere e lottare. Gli studi scientifici mi collocano più o meno a metà del percorso, ma solo gli studi, per carità; non oserei mai contraddire colui che ha già “piazzato” la bandiera a scacchi di fine corsa in un punto a me sconosciuto. Ecco perché, a fronte soprattutto della prospettiva ( per ora ancora teorica ) di un possibile cambio di vita, ho avvertito un senso di oppressione. Da un lato, il futuro che mi chiama a gran voce e dall’altro il mio passato che, d’un tratto è tornato prepotente a trovarmi. Si perché, di fronte ad un cambio sostanziale di vita, tutto ciò che è stato torna a trovarti e nel mio caso questo “tutto” assume la forma di: errori, tempo perduto e altro ancora. Ti ritrovi esattamente “nel mezzo del cammino”, ma senti che forse, questo momento, a livello emotivo, avrebbe dovuto arrivare molto prima, avresti dovuto tu, farlo arrivare prima. Esiste per fortuna un “presente” che, se vissuto nel modo più appropriato, costituisce un antidoto in grado di anestetizzare paure e paranoie varie. La crisi, ad ogni modo è passata; se qualcuno mi ponesse uno strano quesito del tipo: ” Ti impaurisce più il tuo passato od il futuro?” io risponderei senza mezze parole: “Il mio passato”. E voi? Io, vado a godermi un po’ di presente, che in questo esatto momento ha la forma di musica, qualcosa cui non potrei mai rinunciare.
Bravo! La musica non può fare che bene... Ma perchè dici che ti impaurisce il tuo passato? Ciò che è stato fatto non si può cambiare, però può avere degli effetti sul presente... forse per quello? Non so... Io, invece, non temo il futuro, ma lo aspetto attenta, perchè so che presto diventerà presente, ed è il presente dove noi dobbiamo vivere... si, forse è il presente che mi intimorisce, con la sua immediatezza e celerità. Puoi decidere prima cosa fare, ma tutto può succedere, tutto può cambiaire e rovinare i tuoi piani. Ma allora così dovremmo temere tutto! No no, mi sta venendo il mal di testa! Ciao!
RispondiEliminaps. non preoccuparti dei traguardi che raggiungi, prendili solo come il raggiungimento di un periodo più maturo!
La musica ha un potere grandissimo! Il mio passato mi fa paura quando torna con gli errori commessi. So per certo che quel che è fatto è fatto e vivo il presente intensamente. Quando però non riesci a vivere con serenità il presente allora anche il passato fa paura. Mamma mia ora viene il mal di testa anche a me! Buona serata e grazie per il commento!
RispondiEliminaLa musica è di sicuro la miglior cura per non pensare, non pensare al passato. Quando il passato torna, pensa a quanto di buono hai nel presente e a tutto quello che puoi ancora fare nel futuro.
RispondiEliminaho bene inteso, caro enzo, che, se fossimo meno distanti, stasera un paio di bottiglie si potrebbero aprire...le parole quasi certamente sarebbero al servizio del passato che, ancora una volta così tra i piedi, paura ne farebbe proprio poca.
RispondiEliminapoi, si sa, non torna... ;-)
@Paolo:grazie del tuo intervento Paolo. La musica è un antidoto eccezionale. E' indubbio, sebbene anche a volta per necessità, diventa fisiologico aggrapparsi al presente. E accorgersi di quanto di buono si ha. Buona serata.
RispondiElimina@Marco: caro Marco,mi trovi in totale sintonia; non sarebbe stato male esorcizzarlo, il passato, davanti ad un'ottima bottiglia ( magari di "rosso"). Lo avremmo ucciso, o meglio, anestetizzato. Tanto non torna... Alzo simbolicamente un calice e dico : "Alla tua!".