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rima vera mattina lavorativa di autunno. Per contrastarne gli effetti passo ad illustrarne “a caldo” (sono le 6.42) alcuni aspetti tipici. Vestirsi “a cipolla”: operazione consistente nell’indossare un’orribile mescolanza di capi d’abbigliamento che appartengono alle quattro stagioni. Quello della mezza stagione è un luogo comune solo in apparenza perché di fatto gli armadi, in questo periodo mostrano il peggio di sé; almeno per uno come il sottoscritto che ama l’ordine delle cose. Vestirsi a strati comporta inoltre una frustrante perdita di tempo quando sono le 5.30 e si avrebbe solo voglia di mettere su bermuda, infradito ed uscire. O magari tenersi addosso il pigiama e tornare a dormire. Segno inequivocabile dell’autunno lavorativo del pendolare è il progressivo intirizzimento del corpo. In modo particolare me ne accorgo dalla postura di manico di scopa che assumo attraversando i giardini pubblici, ultimo scoglio prima di raggiungere la stazione. Un sentimento strano fatto di speranza mescolata a terrore è ciò che ti avvolge quando entri nell’atrio della stazione e cominci a desiderare con tutte le tue forze che le carrozze del treno siano riscaldate. Desideri ardentemente poterti addormentare, ascoltare la tua musichetta, persino scrivere, il tutto nel più familiare ( beh, si fa per dire) dei tepori. Uno degli aspetti più interessanti è il bagaglio di fisime e comportamenti standard cui non si riesce a rinunciare. Prima fra tutti, credere che il treno fermi sempre allo stesso punto del marciapiede; posizionarsi in quel punto potrebbe voler dire avere garantiti un paio di vantaggi: riesci praticamente ad agganciarti alla porta di ingresso con il solo movimento del braccio e corpo ben piantato a terra, probabilmente quella carrozza sarà anche una prima declassata. Voi ridete, ma è successo proprio stamattina. Sono tornato al mio vecchio amore. Il sedile di finta pelle azzurra con schienale quasi anatomico e larghi braccioli dove riesci persino ad appoggiare l’avambraccio senza che questo finisca sulle gambe del vicino. Strano a dirsi ma c’è uno strano silenzio: tale da far quasi rimbombare il docile suono delle dita sui tasti. E’ ora di riporre via tutto. Magari ci scappa pure un sonnellino.
Eh sì, questo paradossalmente è il periodo più critico, perché o ci si veste troppo poco o troppo pesante. Poi i riscaldamenti non vanno, quindi fa freddo in casa e ufficio. Io spero arrivi presto il vero freddo, così che i riscaldamenti vadano e possa trovare il giusto equilibrio con i vestiti :-D
RispondiEliminaE' vero Paolo. Questa situazione, né carne né pesce non mi piace. A questo punto, meglio qualcosa di più chiaro. L'inverno arriverà e ce ne faremo una ragione. :)
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