mercoledì 26 ottobre 2011

Scarnebbia

D
alle mie parti la chiamano “scarnebbia”. Trattasi di una sorta di finissima pioggerella che insieme ad una sottile nebbiolina crea una strana condensa assai fastidiosa. Certo che ho scelto il momento peggiore per aprire la famosa finestra. Ancora qualche giorno e poi tutto sarà avvolto dall’oscurità; il mio viaggio di andata per Torino lo è già, da Lunedì sarà la volta di quello del ritorno. Da qualche tempo ho ripreso alcuni contatti con vecchi amici “di penna”. Addirittura sono riuscito a ritagliarmi uno spazio per una corrispondenza in lingua Inglese alla vecchia maniera del foglio di carta. Sono dimagrito di circa un chilo e mezzo. Non riesco a spiegarmelo in quanto le giornate sono scandite dai soliti ritmi ( forsennati ), l’alimentazione è sempre la stessa ( approssimativa per quanto attiene ai tempi ), l’attività fisica pure ( una volta a settimana, ma bella tosta ). Ultimamente ho il sonno disturbato; ne conto almeno quattro o cinque: sono le volte in cui, nel cuore della notte compio un movimento arcuato di schiena e collo per cogliere i led rossi della sveglia. Ogni volta ripiombo sul cuscino senza però addormentarmi realmente. Sono periodi. Qualche settimana fa, sempre senza un apparente ragione, le mie notti erano scandite da sogni frequenti. Sognavo un po’ di tutto, e ricordavo perfettamente ogni immagine onirica. Volevo ringraziare tutti quelli che, leggendo il mio post “Sipario!” mi hanno ulteriormente incoraggiato ad aprire la finestra. L’ho già fatto, sto prendendo piano piano le distanze da tutto ciò che sono, non tanto perché me ne vergogni, semplicemente per il fatto di dover avere un altro punto di vista sul mondo. Quel che sono lo so, lo sapete, lo sanno, almeno chi ha l’arguzia e l’intelligenza di non fermarsi all’apparenza. Quel che posso essere forse ancora non lo so nemmeno io, ma di sicuro non è continuando ad inciampare nei meandri della mia coscienza che lo scoprirò. Affrontare il mondo, attenzione, non significa capire il mondo. Guai a me se provassi solo a farlo. Affrontare il mondo significa vivere. Chissenefrega di dare necessariamente una spiegazione a tutto, chi se ne importa di Tizio o Caio, di come agiscono e del perché lo fanno. E’ finito il tempo dei perché. Del resto, quello delle risposte non è mai iniziato.
 
nebbia

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