mercoledì 19 ottobre 2011

In perfetto equilibrio

I
ntirizzito nel corpo e nella mente, gli occhi sbarrati, dal marciapiede del binario guardo fisso il selciato della ferrovia; tutto ciò di cui ho bisogno sono le luci gialle del treno in lontananza ed una carrozza calda. Desidèri di una mattina d’autunno. Questi primi freddi mi irrigidiscono completamente. E’ questa la fase in cui riesce difficile scrollarsi da addosso il tepore tardo estivo di Settembre e ancor più risulta arduo accettare l’arrivo dell’inverno. Fasi di passaggio, cambiamenti in atto e non solo per quanto concerne la consistenza di ciò che si indossa. Scrivo poco, parlo ancora meno, ma quando lo faccio la percezione è sempre la stessa: chi mi sta intorno sta lentamente perdendo quella forma che io avevo contribuito a fare assumere. Una forma perfetta, qualcosa da cui non poter prescindere, una presenza indispensabile. E’ come se mi riprendessi tutto, e ricominciassi a disegnare intorno a me contorni più precisi, netti, inossidabili. Ciò che mi circonda sbiadisce di fronte a tanto splendore e tanto orgoglio. Scrivo poco ma quando lo faccio parlo solo di una cosa: cambiamento. Sono giunto ad un' ulteriore consapevolezza: non ho bisogno di scelte drastiche per segnare il passaggio, tutto viene naturale. Me ne rendo conto dai discorsi che faccio, dalle parole che non dico, dall’assoluta naturalezza delle conclusioni cui giungo. C’è un ultimo ostacolo da superare giunto a questo punto e ha sempre lo stesso nome: coscienza. Solo quando non avrò più alcun rigurgito, solo nel momento in cui le sue urla smetteranno di stordirmi, potrò considerare completata la mia opera. Non ho stabilito date, non ho sancito momenti di svolta; non ricordo quante volte me lo sono imposto, quante volte ho pianto promettendomi di non farlo mai più. E come sempre accade, ciò che più desideriamo arriva nel momento più inatteso. A me non frega nulla di essere ripetitivo, di continuare a celebrare un anno che mi è stato ostile. Non mi frega nulla di apparire lamentoso e noioso. Gli altri: chi sono? Cosa sanno? Ma perché giudicano? Sentirne il bisogno è più che naturale ma poi? Chi può provare le tue stesse emozioni, chi può avere le tue stesse reazioni, chi lo può fare? Esiste qualcuno capace di non mettere comunque sé stesso prima di ogni altro? Ora lo faccio io. Normale che paghi dazio, che paghi con la solitudine più estrema. E’ una regola di vita. Ma la bilancia è in equilibrio.
 
Bilancia

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