lunedì 1 agosto 2011

Una bandiera al vento

C
’è qualcosa di orrido nei rapporti virtuali: sono virtuali. Per me che da sempre agogno l’esclusiva, coltivare rapporti virtuali rappresenta l’ennesima frustata sulla schiena. Nessuno ha l’esclusiva su nessuno, quindi occorre scordarsi di poter essere più amico di Tizio o di Caio solo perché nel marasma del web sembrano essere le persone più decorose. Non ci sono migliori o peggiori all’interno di una rete virtuale. Esistono figure che regalano un’apparenza, tutto qui. Se poi, le delusioni arrivano anche dal mondo reale, il gioco è fatto. Non so più cosa scegliere a dire il vero. Ho per molto tempo provato a dare fiducia a chi parla, parla, a volte promette, lancia proposte. E allo stesso tempo mi sono fidato anche di chi sai poterti fidare, mettendo la mano sul fuoco. Cacchio, io continuo a bruciarmi. Voglio pensare e sperare che sia la situazione contingente a rendere il mio giudizio un po’ annebbiato. Ma non è che posso sempre dare la colpa a ciò che accade fuori; la vita è fatta di imprevisti che bene o male ci costringono ad attraversare momenti di maggiore o minore serenità. Ed è proprio nelle fasi “down” che vengo pervaso da una profonda avversione verso il genere umano. Se è quello reale a deludermi, mi butto nel virtuale. Ma poi scopro che la rete spesso offre il peggio di sé quando si tratta di dare corpo e sostanza ai rapporti. Ma di chi ci si deve fidare? Assolutamente di nessuno. Probabilmente sono un bastardo dentro perché ( e così finalmente mi svelo ) mi diverto a pensare a tutti coloro che credono di poter pretendere attenzioni quando sono i primi a non darne. In fondo il web è terra di tutti e di nessuno. Siamo tutti assolutamente uguali, tutti perfidi e bastardi, tutti gentili e pieni di buone parole. Ma solo per un secondo, perché si fa presto a dimenticare tutto. Il male della società odierna è la solitudine dei cervelli pensanti, di quelli che credono in qualcosa e che hanno sempre la sfortuna di sbattere contro una modesta masnada di scatole vuote che fanno solo tanto rumore. Esiste fondamentalmente una tecnica di cui i più sono geneticamente dotati ed è il totale menefreghismo verso ogni cosa o genere di situazione. Ma chissenefrega se Tizio o Caio ci rimane male del mio comportamento. Ma vi rendete conto quante volte mi sono chiesto se il mio comportamento fosse corretto o meno? Ma per chi? In nome di chi o cosa? Insomma, ferie o non ferie, io mi sono preso cinque minuti del mio prezioso tempo dedicato al cazzeggio per tirare fuori l’ennesima paturnia. Rimarrà come sempre fine a sé stessa o porterà a inattesi cambiamenti? E quali sarebbero? Ad esempio io, una bandiera al vento.
 
 

4 commenti:

  1. Molto bella la frase d'apertura...per il resto mi ritrovo in molti passaggi...

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  2. Ancora grazie del tuo commento, Fabio. Non riesco a sfuggire alla tentazione di generalizzare. Temevo di scatenare un coro di "No, non ci sto". Ma poi alla fine, scopro che non siamo in pochi ad esserci passati. Un abbraccio.

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  3. Non vedo cosa ci sia di male nella "virtualità" di un rapporto, e non concordo affatto su come hai esordito. Sarà che ormai per quanto riguarda la comunicazione via rete mi sento un esperto, ma non ho difficoltà a capire chi è migliore o peggiore.

    In ogni caso, le persone, dentro o fuori la rete, rimangono tali, e per questo motivo esse sono fonti di infinite delusioni; sperare che la loro qualità sia differente "dal vivo" è solo illusione...

    Comunque sia, sono abbastanza misantropo, quindi capisco cosa intendi.

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  4. Ciao e grazie per essere passato. Probabilmente è sempre l'aspettativa a generare delusione. Più è grande più ci si arrabbia se non viene a realizzarsi. La virtualità può talvolta costituire un limite come la distanza nei rapporti reali. Conta molto la qualità della propria vita reale. Se scarna, si responsabilizza troppo il virtuale. Ed è il mio caso.

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