martedì 16 agosto 2011

Pausa pranzo

I
eri ho letto su Internet un servizio nel quale si diceva che, serbare rancore, provare frequentemente un sentimento di rabbia e via dicendo, costituiscono fattori che aumentano il rischio di contrarre malattie. E puoi capire, hanno scoperto l’acqua calda. Si fa fatica ad arrabbiarsi, a prendersela per qualcuno o qualcosa; ad esempio io ho il mio punto debole localizzato nello stomaco. Ogni volta che qualcosa o qualcuno ( ed è assai frequente ) mi fa girare le scatole, avverto una forte contrazione proprio lì; e allora mi passa la fame. Si fa fatica a provare rabbia e rancore. Ci costa un bel po’ di energia per poi ottenere cosa? Sarebbe proprio bello non avere mai motivo per incavolarsi, ma il solo fatto di vivere all’interno di una società ce lo impedisce. A questo punto potremmo scegliere di iniziare una bella vita da eremiti, vivendo del solo strettamente necessario, rifuggendo ogni contatto umano. Oggi ho trascorso una piacevole pausa pranzo in compagnia di una collega; mezz’ora può definirsi una pausa pranzo? Forse no, ma in trenta minuti netti abbiamo sciorinato un po’ di teorie sulla personalità, adducendo ciascuno la propria tesi e quelli che sono i propri mezzi per vivere bene. Ne è saltato fuori un quadro confortante; entrambi ( ma penso e spero non essere gli unici) abbiamo una buona capacità introspettiva, riusciamo a guardarci dentro e conseguentemente ad osservarci dall’esterno. Se dunque non possiamo evitare lo scontro e le incazzature, possiamo sempre usare l’arma più efficace che abbiamo per evitar l’insorgere di disturbi psicosomatici: quell’arma siamo noi. Sono sulla buona strada. Da tempo prometto a me stesso di ridurre al minimo la rabbia, di non provare sentimenti negativi verso questa o quella persona per più di un certo tempo. La filosofia del quieto vivere non esclude il rispetto per sé stessi e della propria dignità per cui occorre sempre dosare tutto. Mi sono comunque accorto che lasciando da parte sentimenti bui agisco con più lucidità e mi sento meglio. Le persone non si possono cambiare, te le tieni oppure scegli drasticamente di abbandonarle. Il reciproco buon senso: questo manca. Mi sono permesso di passare sopra a diverse situazioni negative e dannose per me: in alcuni casi, con coraggio me le sono buttate alle spalle. In altri in nome della stima e del rispetto per l’altro ho limitato la mia autostima. Ma se tutto questo agisce positivamente anche sul mio corpo, va bene così. Pausa pranzo foriera di consigli: il tutto in ventisette minuti netti.
 
pausa-pranzo-al-lavoro

2 commenti:

  1. Bello quando si riesce ad instaurare un rapporto umano anche nell'ambiente di lavoro, vero? Negli anni ho notato che chi lasciava traccia in me erano i colleghi che, nonostante il lavoro alienante, erano rimasti umani e non avevano paura di mostrarsi per quello che erano dentro, senza menzogne o paraventi.

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  2. Ottime considerazioni e consigli.Saluti a presto

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