giovedì 4 agosto 2011

Pareti rosa

U
n pugno allo stomaco, poi un senso di profondo smarrimento. Sono le principali sensazioni che si avvertono entrando nel reparto di oncologia di un qualsiasi ospedale ed uscendovi dopo una mezza giornata trascorsa al suo interno. Sono in vacanza ancora per qualche giorno ed ho accompagnato io mio padre questa mattina per il secondo ciclo di chemio. Le pareti del corridoio sono dipinte di un rosa tenue, il reparto è quasi nuovo di zecca. Siamo pur sempre all’interno di un ospedale e riesce davvero difficile dire che l’ambiente è accogliente. Mio padre ed altri due pazienti anch’essi in terapia hanno preso posto in una tranquilla saletta con giornali e televisore. Io, ho cominciato ad essere piuttosto insofferente alla sedia sin dalle prime battute e non ho fatto praticamente altro che passeggiare. Anche se non vuoi per questione di delicatezza, non riesci a non “sbirciare” all’interno di quelle camere. E poi, i discorsi, ah, che tipo di discorsi si possono sentire.. Beh, lo stomaco si stringe ad immaginare chi si trova in quelle condizioni. A far da contrappeso a tanta sofferenza nei volti e nei corpi ecco l’immagine radiosa di una giovane ( giovanissima ) dai capelli completamente rasati che in compagnia della sua flebo, mi augura un sorridentissimo “buon appetito” mentre addento una ciabatta con cotoletta. Ed ecco che la mente a questo punto si apre e comincia ad elaborare; penso e dico che dopo aver visto questo potrei anche stracciare uno ad uno ogni articolo del mio blog, o almeno tutti quelli nei quali le paturnie costituiscono oggetto dominante del racconto. Ma si, è retorica, ne sono cosciente. Se ci sforzassimo di pensare ogni giorno (anche solo cinque minuti del nostro fottutissimo giorno) ad alcune realtà, avremmo risolto l’80 per cento dei nostri problemi. Non ci riusciamo, io compreso. Le ore passavano, mio padre aveva un’espressione tranquilla; come sempre i nostri ruoli si invertono in questi casi: è lui a preoccuparsi per me. Continuando nella mia opera di osservazione, non mi è di certo sfuggito di zoomare su lavoro del personale e degli addetti. E quante volte a lamentarmi delle mie disavventure allo sportello con persone più o meno arroganti. Insomma, mentirei nel dire che da ora in poi mi farò meno seghe mentali. Ma quando mai! Perché non è che si dimenticano certe sensazioni, il senso di confusione e la consapevolezza della fugacità del tutto. Tutto ciò resta dentro.  E’ la fuori il problema, la vita che scorre, spesso ignara di ciò che accade in certi luoghi; e noi siamo trascinati da tutto, e non abbiamo il tempo per riportarci alla memoria certe immagini. Anche un corridoio dalle pareti beffardamente rosa, può venirci in aiuto.
 
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9 commenti:

  1. IL MEMENTO MORI: la morte è forse la più grande creazione che sia stata mai fatta, dopo la vita. La paura della morte ci rende tutti uguali, come se fossimo nudi e ci fa capire il senso della vita. Davanti al pensiero della morte ogni tipo di imbarazzo e di paura di fallire svanisce, permettendoci di vivere appieno e al meglio ciò che dobbiamo fare, ci può ridare quell'attaccamento alla vita che è facile perdere. Di steeve jobs
    Ecco sarebbe abbastanza capire questo.Tutta la mia comprensione, ho perso mio padre con questa malattia.http://ilpeccatoveniale.blogspot.com/2011/07/addio-mio-padre.html#links se ti va di leggerlo è l'addio a mio padre. Buona giornata e in bocca al lupo!

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  2. E' quello che cerco di fare anche io, anche se non è semplice all'atto pratico: cercare di non lamentarmi dei piccoli problemi, pensando che c'è chi baratterebbe i miei problemi con i suoi. A volte funziona pure, trovo motivazioni per lasciarmi scorrere addosso certe cose.

    Tuo padre come sta? Spero meglio.

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  3. Galadriel, il pezzo su tuo padre è a dir poco toccante. Mi sono emozionato.Sono totalmente immerso in una nuova realtà, non certo delle più rosee, ma di sicuro forse l'unica in grado di farmi aprire gli occhi sul valore delle cose della vita. Grazie del tuo passaggio.

    Paolo, grazie del commento. Mio padre sta abbastanza bene. Occorre sempre trovare motivazioni. Guai perdere l'energia mentale. Un abbraccio

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  4. conosco bene gli ospedali... e non so sopravvivere al dolore che si incontra nei corridoi...

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  5. Condivido Madis, a volte penso che se si potesse scegliere come andarsene, evitare di passare anche solo un minuto per quei luoghi non sarebbe male..

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  6. Salute a te Enzo! Ho letto il tuo post, la tua riflessione, ed infine chiuso gli occhi delicatamente!
    Un'anno fà mio padre veniva operato per due tumori al colon, e stomizzato per sempre. A distanza di un'anno esatto fatta la tac, veine fuori un'osteolisi al presacrale di ben 10 cm di lunghezza e 4 cm di spessore...è cancro! Domani sarà la terza seduta di chemio, in un reparto di oncologia non qualunque, ma bensi in un reparto dalle pareti sporche, dove il puzzo di sudore di tanta gente si mischia con quello della disperazione, della rassegnazione. Mio papà si accomoderà in una saletta che senza tv e senza giornali passerà oltre 2 ore di agonia e sofferenza, mentre io starò davanti ad una macchinetta a gettoni che non funziona e desidererò prendere un caffè...mentre il mio pensiero andrà verso un Dio che mi ascolterà, e chiederò che faccia soffrire meno possibile il mio papà! Perchè magari un regalo per il mio compleanno lo meriterò pure...Ho trascorso 2 settimane di ferie in questo reparto qualunque, con zanzare morte spiaccicate alle pareti, con condizionatori guasti, e mio padre che impaziente si chedeva quando sarebbe arrivato il suo turno, ed io a stringergli la mano forte, rassicurandolo che non è nulla e che c'è gente che stà peggio di lui, e quindi hanno la precedenza...domani sarà un'altra giornata bella passata con il mio papà, in un reparto di oncologia non...qualunque! Perdonami ma mi strapperei l'anima e la darei via per 4 soldi pur di vedere sorridere il mio papà! Ti sono vicino, sò quello che dici e che stai passando, e credimi una parete rosa non sarebbe male per me, per mio papà!

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  7. Legolas, la tua storia è toccante. Che dire di fronte alla sofferenza e alla speranza che in queste fasi si concentrano in noi. Avvertiamo anche un forte desiderio di volare con la fantasia, ritenendoci degni di meritare un compleanno, una vacanza con la mente libera. In queste fasi, maturiamo ancor più di quanto non lo siamo già. Voglio interpretare le difficoltà com euna sorta di ipotetico trampolino di lancio verso un domani da vivere sempre più positivamente ed intensamente. Un abbraccio forte anche al tuo papà!

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  8. Questa vita sempre più veloce non ci da il tempo di pensare. Viviamo col paraocchi e le nostre cazzate ci sembrano insormontabili.

    Una bella endovena di sano menefreghismo è l'ideale. Lasciarci scivolare addosso queste paturnie (che traspaiono dal tuo blog, ma non preoccuparti non sei l'unico colpevole mi ci metto dentro anche io!) e cercare di apprezzare un po' di più ciò che ci è dato perché sicuramente qualcosa di bello c'è nelle nostre vite.

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  9. Shuzzy, piovono paturnie..Hai ragione. Mi servirebbe un metaforico impermeabile a protezione di un'anima sfatta. Io ci provo...

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