domenica 8 settembre 2013

Acquerelli

M

i tocca ammetterlo: staccare la spina del cervello durante le vacanze è privilegio concesso a pochi. Io, al massimo, posso accontentarmi di pensare meno del solito. E ora faccio fatica perché avrei voglia di scrivere un miliardo di cose, di riflessioni e non ci riesco. Se avessi avuto la possibilità di raccontare il quotidiano dei miei giorni al mare, probabilmente sarei stato efficace ed attendibile; invece mi lascerò andare a pensieri confusi ma come sempre, sinceri ed autentici. Il viaggio è nella testa, non vi è alcun dubbio. Quando ti muovi fisicamente però, la mente corre vicinissima a ciò che gli occhi guardano per la prima volta. Io ho avuto la fortuna di posare i miei sensi su vere e proprie cartoline illustrate, acquerelli dalle tonalità miste del blu, del bianco e del verde. Ho incrociato e incontrato mani e sguardi pieni di cordialità in un ambiente davvero unico. E’ capitato che l’inizio di questa vacanza ritrovasse tuttavia un Enzo antico e odioso, di cui credevo aver abbandonato i tratti distintivi anni orsono. Enzo che si arrabbia per un nonnulla, che rischia di rovinare la festa a se stesso e al prossimo. Enzo che piange, che incolpa altri della sua incapacità di gestire le situazioni. Pazzesco. E’ stato come vivere un incubo nel mezzo del quale però, ho avuto la fortuna di constatare meravigliose verità. Reali. L’abbraccio di un amico, qualcuno che ti prende la mano mentre sei lì con le mani sulla testa e chiedi di essere riportato a casa. Enzo, semplicemente lui. Un uomo di carta che vola via quando il vento è brezza ma a lui sembra tempesta, un uomo sul filo del rasoio e con un piede sempre a mezz’aria in cerca di un equilibrio definitivo impossibile ed impensabile. Ho aperto gli occhi, ho resettato e sono stato capace di godermi appieno di tutto; quello che poi conserverò gelosamente nelle lunghe giornate d’inverno. Prometto a me stesso molte cose, ora che riprendo la vita di sempre, la maledetta mediocrità dell’abitudine, la squallida convivenza forzata con ciò che si deve ritenere fortunati ad avere. Continuo sulla strada che questa bella estate mi ha tracciato davanti, confidando nella presenza dei soliti bastoni chiamati forza, determinazione e rispetto per se stessi. Ma se non avessi quegli occhi, quelle mani e quegli sguardi, sarei finito. Che siano sempre con me.

 
Ischia_091

2 commenti:

  1. Nel bene o nel male quegli sguardi, quelle braccia e quelle mani danno sempre qualcosa.
    E noi dobbiamo imparare a prenderlo.

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    1. Hai ragione Mafalda. Imparare e voler imparare, questo è fondamentale. Un saluto

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