mercoledì 11 settembre 2013

Macchina da guerra

S

arà che sto beneficiando di quel bellissimo effetto collaterale che solo una medicina come il mare può provocare; sarà che in fondo non sono ( e non mi sento ) ancora pienamente calato nella parte del pendolare, vittima predestinata di un altro anno fatto di orari, occhi al cielo, ansie da sciopero. La realtà è che queste notti nel mio letto le sto passando cullandomi tra sogni strani, sempre colorati dove i protagonisti sono persone conosciute che assumono ruoli del tutto incredibili. Non sarebbero sogni no? Ogni notte. Chissà che vuol dire tutto questo, sicuramente nulla per il fatto che noi sogniamo sempre, anche quando pare il contrario. La differenza sta nel fatto che conservo buona memoria di ciò che mi è passato sotto forma di immagine onirica ed al mattino mi sento rilassato. Si potrebbe ipotizzare che sia il sogno a volermi ricordare quanto sia bello solleticare di tanto in tanto la macchina emotiva, lasciando da parte il cervello. Ed io non nascondo il piacere che mi deriva. Il punto è che, quando poggio i piedi a terra, mi getto l’acqua gelida sul viso e inizio una nuova giornata, torno la macchina da guerra che sono. Impettito, combattivo, incazzoso, straordinariamente organizzato, e poi? E poi mi siedo sul treno del ritorno, e tutto ad un tratto la giornata è finita. A questo punto mi fermo qui, nel senso che potrei scrivere altro che mi viene naturale far scivolare su questi fogli, ma so dove andrei a parare. Sbatterei sul solito muro di gomma dell’inutilità della vita, dell’abitudine, e ricomincerei daccapo. Lo voglio evitare, voglio che tutto questo sia solo routine, tremenda routine ed accettarlo come tale. E che sia ordinarietà la mia arcinota piacevole convivenza con me stesso e nessun altro. Qualcuno ci sta pure provando a convincermi di essere pur sempre un essere umano che non può prescindere dalle relazioni ma la macchina è in funzione e la catena di montaggio non può sbagliare colpi. Proseguo, con un po’ di malinconia, un velo che la sola forza della natura ha saputo stendere sui miei occhi ormai troppo bene abituati a colori vivaci e a silenzi speciali. Niente,vado avanti. Senza progetti, senza proclami. Io, ancora io.

 
sognare
 



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