martedì 21 maggio 2013

Apparenze

E

’ dura far credere di essere una roccia. E’ dura dover confortare, compatire, accettare, annuire quando dentro sei vetro e basta un niente a romperti. Eppure tutto questo è e continua ad essere Enzo. Enzo non dice di no salvo poi sedersi sui sedili blu del regionale fermo al binario e…. rimuginare sulle sue manchevolezze. Enzo non sa esimersi dal provare dispiacere, pena per chi sta attraversando un periodo anche peggiore del suo, salvo poi chiudere la comunicazione e pensare che anche lui merita un “come stai”. Enzo non sta bene, Enzo non è una roccia, questi sono dati di fatto. Enzo sta rimpiangendo le fredde mattine d’inverno quando, ignaro dei passanti, percorreva la strada verso il lavoro pensando a cosa stesse cercando, quale fosse il suo vero obiettivo. Dove fosse il senso. Quella era follia, ma mai come allora Enzo si è sentito padrone delle proprie capacità. Porsi un obiettivo, per quanto assurdo agli occhi degli altri, è pur sempre un segno di vita. Ora è tutto un “mi dispiace”, “che si può dire”. Enzo è bravo a parlare di sé, non ha difficoltà alcuna nel cercare tutte le possibili strade per arrivare a dire qualcosa, purché si parli di lui. Enzo non è egocentrico, vanitoso, presuntuoso come si crede; Enzo ha bisogno di dimenticare, di chiudere la porta ed aprire il portone. Non è il tempo che rende nervosi, depressi, bizzosi. Non è il bisogno di luce che ci fa sentire un po’ tutti strani. Qui c’è una vera e propria sceneggiatura creata ad arte per far girare le palle costringendomi ad essere roccia. Sento che si sta pericolosamente avvicinando il solito “bum!”. Siamo a pochi giorni dal contatto, il vaso è nuovamente colmo e la malcelata indifferenza verso il mondo sta per essere pietosamente smascherata. Cosa accadrà? Probabilmente tornerò a spingere giù il solito mattone esistenziale senza poi riuscire ad impedire che fuoriesca dalla bocca. E allora saranno le solite accuse, il solito vittimismo, il solito odio integralista. Tantissimi anni fa ( almeno venti ) un vecchio amico di penna riconobbe già nell’Enzo ventenne un caso degno di studio. “Enzo, ho l’impressione che i tuoi periodi depressivi siano destinati a tornare con la stessa facilità con cui se ne vanno”. La storia si ripete e nella storia si ripetono altre piccole storie, come cerchi concentrici. Riportando qui tutto questo, forse non faccio altro che aggravare la situazione. Devo pur dirlo a qualcuno, e sapendo di essere il solo ad ascoltarmi qui, lo faccio con tutta la sincerità possibile.

 
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