venerdì 24 gennaio 2014

Nel modo giusto

F

inisce una settimana assurda, pazza, odiosa. Finisce con uno sprazzo di blu e le montagne in bella vista, appena girato l'angolo che mi porta su Via Garibaldi. L'aria secca, il sole quasi tiepido, ma è quel cielo terso a cancellare d'un botto cinque giorni di carico pesante e nervi a fior di pelle. Basta poco. Ma è un attimo, nemmeno il tempo di goderti l'aria del Venerdì che sei già subito sotto terra; la metro non aspetta, poi risali ed eccolo là, il trenino. Chiuso nelle solite scatole di acciaio, provo a riordinare le idee; non è facile, forse il Venerdì mi aiuterà a pensare a ciò che di positivo il weekend porta con sé, ovvero i tempi che si allungano, le gambe che si fermano. Il cervello? Macché, quello vola sempre e non fa certo gite di piacere, ma sempre viaggi tortuosi. E' stata una settimana in cui non è mancato il dialogo, nel vero senso della parola. Quello che ti apre gli occhi sulla reale consistenza delle cose, su come dovrebbero essere ed invece non sono. Quando parli con una persona vera, la guardi negli occhi e in quegli occhi scopri di essere ascoltato. Bisogna guardarsi, porca miseria, usare le mani e soffermarsi sui gesti, dire un buongiorno e nel frattempo poggiare una mano su di una spalla. Tutto il resto sono balle. Sono lontano anni luce dall'accontentarmi di una chiacchierata virtuale: perdonatemi, forse mi pentirò ma ho già più volte detto che ho bisogno di dosare le parole. E devono essere importanti, profonde, dirette, reali. Il virtuale mi ha insegnato a teorizzare, facendomi dimenticare di avere una vita ( sebbene vuota ) e spingendomi nel baratro di una pseudo-realtà nella quale ho aumentato ulteriormente la percezione della mia solitudine. Cambiano le idee, muta la visione delle cose, non certo la sostanza. Ieri ad esempio mi sentivo all'inferno. Anche stamattina ho aperto gli occhi ben prima della sveglia e nella testa hanno girovagato i soliti fantasmi portatori di pensieri pesanti come macigni. La legge del più forte vince sempre ed il vincitore è sempre lui, il tempo. Mi alzo, faccio colazione, inizio l'ennesimo replay di un film già visto. Speranzoso di qualche spazio pubblicitario fatto di gesti e sguardi. Mi accontento, lo sto facendo nel modo giusto.



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