lunedì 6 gennaio 2014

E' routine

D

omani si torna al lavoro. Non chiamerò esorcisti e non mi sognerò di evocare chissà quale santo per accompagnare il nuovo anno in compagnia di Trenitalia. Da tre anni a questa parte infatti, il lavoro è stato il male minore; a togliermi quel poco di respiro vitale ci hanno pensato il treno, le abitudini e la ripetitività connessi alla vita da pendolare. Di sicuro torno in ufficio abbastanza riposato ma non per questo motivato a riprendere in mano le mie scartoffie. Cerco di non darmi la zappa sui piedi da solo ed eviterò di guardare troppo al di là del mio naso contando i giorni che mancano alla prossima sosta. Ultimamente i miei non fanno che ripetere frasi agghiaccianti, mortificanti ma tremendamente realistiche sul tempo che passa. “Tu sei giovane, io non so ancora per quanto potrò..” Ecco, stando a casa per le vacanze spesso ho sentito ripetere questi epitaffi, cui non riuscirò mai ad abituarmi. Peccato che il tempo scorra e la situazione non sia destinata a migliorare. Cosa posso fare per liberarmi di quest'angoscia e convincere i miei a vivere più sereni? Ma nulla; loro, come il sottoscritto, sono malati. Li ha colpiti l'ineluttabilità del tempo e non è un male guaribile. Capirete come mai queste feste, già di per sé foriere di malinconia, sono state serene, ma alquanto pensierose. Si è trattato di riflessioni costruttive e non di quelle stronzate sull'amicizia, sulle assenze, sull'empatia di cui ho riempito questi fogli. Anzi, ad essere sinceri, questi giorni sono stati la cartina al tornasole sullo stato del mio rapporto con il virtuale. Se ti lamenti del tempo che manca per coltivare una relazione, quando ne hai non hai più scuse. Io non l'ho fatto, perché non ne ho sentito il bisogno o forse perché volevo la conferma che io e gli altri siamo complementari. Non cerco e tu non mi cerchi oppure tu cerchi ma io continuo a non cercare. Non c'è storia, del virtuale non mi frega più nulla. Ora ne ho la certezza, non è cambiato nulla rispetto allo scorso Natale in termini di solitudine ma almeno non mi sono piegato e non ho mostrato il fianco agli sciacalli. E' passata la fase critica, ora con l'avvento della primavera troverò nuovi stimoli. Ci voglio credere in linea con la mia embrionale concezione della vita, da vivere minuto per minuto. Ripartiamo, tutto sommato c'è il sole là fuori ed è lì che voglio guardare.




6 commenti:

  1. leggo volentieri i tuoi articoli. Si intravede una sottile malinconia in tutto quello che scrivi. Forse scrivere ti da sollievo ma sicuramente fa sprofondare il lettore in uno stato di torpore invernale. Ciao enzo. Pino

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  2. Condivido in parte. La malinconia è parte di me e dunque dei miei scritti, completamente autentici. Scrivere mi fa bene, non è solo un sollievo. Se però il lettore sprofonda nel torpore, non tornerà più. Il mio obiettivo non è piacere al lettore. Grazie del commento!

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  3. io ho imparato benissimo a dormire in treno...adesso però uso l'autobus per andare al lavoro e mi diverto a sentire i discorsi dei ragazzi che vanno a scuola.
    Un bacio e buon anno caro Enzo!

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  4. Io ora proverò addirittura a studiare, chissà che non riesca ad esorcizzare il malessere da pendolare. Un abbraccio e buon anno a te Sara!!!!

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  5. Spero che il rientro sia stato piacevole. Ma ce la fai a studiare? bravissimo!

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  6. Sara carissima,l'impatto mentale è stato un disastro. Mi sono riposato troppo :-) Non so se ce la faccio, comprerò i testi tra qualche giorno e ti dirò. Un bacio

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