martedì 11 giugno 2013

Primi caldi

L

’estate c’è. A sgombrare il campo da ogni dubbio i colori intensi e nitidi della campagna, finalmente in grado di annientare il grigio sporco del finestrino. Lo lascia intendere chiaramente lo scorrere delle immagini che passano veloci sfidando occhi stanchi e orecchie piene di musica di sottofondo: è giunta ora di alzare lo sguardo e puntare oltre. E’ quello che pensavo esattamente questa mattina, sul solito regionale: scrivere non è mai tempo perso, questo lo ribadisco fortemente. Ma le occasioni vanno sfruttate, si riducessero anche soltanto ad una testimonianza fugace, semplice, superficiale di ciò che accade là fuori. E nel mio diario personale quel “là fuori” non esiste o se esiste riveste sempre un ruolo negativo. Ovvio, il mondo non è fatto solo di persone, c’è ben altro se si vuol essere felici o anche solo abbozzare un sorriso di soddisfazione. Ma non sono bravo ( o forse non sono allenato ) a riprodurre fedelmente ciò che non sento mio, ciò che fatico a considerare il mio posto, la mia casa. Io sono io , la mia stanza, le quattro mura, l’abat-jour, lo schermo. E poi il letto, il soffitto, questi fogli. Tutto qui il mio mondo. Ecco che, pur davanti ad uno spettacolo di colori, di luci e di calore io mi imbarazzo e non so più cosa dire, per timore di sbagliare, di essere scontato. Osservando quelle strade di campagna, quei trattori al lavoro, pensavo che finalmente tra poco potrò lasciarmi andare con la mia due ruote e osservare tutto alla solita velocità privilegiata. Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho parlato della mia passione, della bicicletta. Non ho neanche accennato al fatto di averne comprata una nuova, da corsa. Perché c’è un’età che avanza, perché mi ero intestardito all’idea che non sopportavo più essere superato in corsa dai vecchietti. E allora mi sono detto che anch’io avrei avuto una bici da corsa. Faccio molta fatica ad arrivare alle solite trentacinque righe, colpa del fatto che spesso è l’incipit a fregarmi. Avrei voluto parlare dell’estate, del fatto che è decisamente meglio guardare fuori e scriverne, almeno per far capire che non sono cieco e non ho occhi solo per me. So ben guardare cosa mi accade intorno, so compiacermene, so apprezzare ed ammirare. So stare bene, sentirmi leggero, fare progetti. Mi sento pienamente soddisfatto all’idea che tutto ciò prescinde dalla condivisione. Posso, se voglio. E con poco.


treno

Nessun commento:

Posta un commento

Non fate commenti come "Anonimo". Andate su Nome/URL. Inserite il vostro nickname nel campo "nome", se non avete un blog/sito lasciate vuoto il campo URL.

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails