giovedì 6 giugno 2013

Parole preziose

P

erché non c’è niente da dire quando ci sarebbe tutto da dire. Se le parole sono preziose guai sprecarle quando esprimere un concetto o cercare di trasmettere una sensazione, con le parole diventa impossibile. Perché se manco due giorni dal blog non è cosa voluta, ma tremendamente forzata. Rispetto il valore delle parole per cui eviterò di disperderle nella descrizione delle situazioni di vita che ultimamente mi stanno portando sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Decisamente più costruttivo provare a mischiarle per rendere l’idea, poi chi vuol intendere, intenda. Ci sono momenti, anzi fasi vere e proprie in cui nulla succede agli occhi degli altri e tutto invece ti colpisce, facendoti quasi credere di essere al centro del mondo. Merito del sottoscritto aver indossato maschere di grande spessore capaci di non far trasparire nulla o quasi. Sono le tempeste emotive, ma non quelle stupide che, il solo masochismo volto alla ricerca del senso, mi aveva portato a subire. Parlo delle paure tangibili che ti sbattono a terra dopo i tuoi voli pindarici del menga fatti di ricerche improbabili ed obiettivi opinabili. La vita è un soffio. Non ho mai pensato di viverla nel modo giusto, sono consapevole di gettare via gran parte dei minuti, delle ore e dei giorni preziosi che ci sono stati concessi in prestito. E come sempre, per realizzare tutto ciò, ho bisogno di sentire vicinissima la fragilità della vita, di sentirla quasi mia. Siamo alle solite, anche queste sono parole sprecate nella misura in cui sono ripetute. Bisognerebbe imparare le lezioni in modo da evitare odiose ricadute. Il circolo è vizioso, come la giri e la volti la sostanza non cambia. Enzo lavora sempre molto su se stesso ma, alla resa dei conti è un essere assolutamente fallibile e recidivo. In questi ultimi tempi mi tengo volontariamente lontano dal dialogo; io che l’ho sempre cercato, voluto, urlato. Sto cercando di capire se questa forma di isolamento sia simile ad altre di cui sono stato protagonista in precedenza. Tante solitudini. E questa? Da dove viene fuori? Probabilmente dalla paura di tirare fuori di nuovo tutto, di dover ricostruire la situazione quando ciò che vuoi è solo mente libera. Non ha colpa nessuno. E’ una fase. Voglio, desidero con tutto il cuore ritrovare un punto di partenza e resettare tutto. Un bella formattazione, senza fare il back-up. Intanto sono tornato a scrivere, che sia un buon segno lo ignoro.

 
eugene-carriere-21

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