mercoledì 27 giugno 2012

Una certa predisposizione

I
l percorso involutivo di cui sono stato protagonista negli ultimi mesi ha raggiunto il suo apice nella giornata di Domenica. A questo punto si prospetta uno scenario di eventi già visto: rientrerò nel pieno possesso delle mie facoltà mentali e verrò rimbalzato al punto di partenza, pronto a ricominciare. Si tratta di fasi cicliche, sempre più frequenti negli ultimi tempi della mia vita. Partendo dal presupposto che mi costa fatica ( anzi, mi è impossibile ) riuscire ad apprezzare i momenti di vera serenità che la vita mi offre, di recente è come avessi scelto consapevolmente di non vivere, escludendo me stesso e gli altri da ogni possibilità di interazione. Di questa ennesima fase “down” non conosco le reali ragioni che l’hanno provocata. E questo mi riporta alla mente le parole scritte di un vecchio amico di penna che ho perduto negli anni; era il 1993, vivevo il pieno dei miei 25 anni eppure, evidentemente qualcosa già non andava. Non ho più la possibilità materiale di leggere gli scritti, ma, tenendo conto che il mio interlocutore era persona sensibile e profonda, il giudizio che ne usciva risultava perentorio, quanto attendibile. Ricordo perfettamente che ad un certo punto egli mi fece notare questo mio frequente cambiamento di direzione sul fronte dell’umore, quegli altrettanto ripetitivi momenti di totale abbandono. Non aveva avuto remore nel dirmi che a suo parere io avevo una latente predisposizione alla depressione. Ed è la prima volta che menziono questa parola all’interno del mio blog. Sono pienamente convinto di aver vissuto quegli anni in totale serenità, avevo amici, numerosissime interazioni sociali (attenzione, REALI, NON VIRTUALI). Ma tutto era sintetico. Forse proprio quell’ iperattività andava a mascherare un malessere interiore già presente; e non fu l’unico a farmelo notare. Più di un indizio. A questo punto mi viene da dire che non è questione di età, non è questione di un amico o centomila. E’ questione di “una certa predisposizione”. Detto così, mi troverei di fronte ad una diagnosi ferale, cui non è possibile opporre alcun trattamento. Come vedete mentre scrivo cerco di capire. E di fare luce su questo Enzo che sembra non riesca ad uscire dal tunnel. Non è che non sono io, è che vorrei essere un altro, libero da questo peso che potrebbe rivelarsi sempre più pesante con l’andar del tempo. Eccomi dunque rimbalzato ancora al punto di partenza. Chissà, magari qualcosa è destinato a cambiare.
 
dna_rgb

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