martedì 12 giugno 2012

Tiro acqua al mio mulino

L
a vita è un terribile contratto; lo stipuli quando sei totalmente incapace di intendere e di volere ed è pieno di clausole vessatorie. Ad un certo punto della tua esistenza ti illudi di poter sfuggire a quelle che sono norme e regole già scritte, ovvero provi ad amare, sperimenti cosa sia una grande delusione, ti illudi di avere un cuore. Poi, fortunatamente rientri nei ranghi. A quarant’anni e spingi ti rendi conto che la vita è un negozio tra due parti palesemente sproporzionato quanto al peso specifico dei contraenti. La vita è una partita persa sin dall’inizio, ma solo per chi pensa di ammorbidirne i tratti “giuridici”. A quarant’anni e spingi, quando hai finito di illuderti, capisci che per essere un contraente di un certo peso, è necessario fare il gioco dell’altra parte ovvero, stare alle regole. Della mia razionalità ho pensato di tutto; inizialmente credevo si trattasse di un grande limite alla capacità di amare, poi ne ho apprezzato il valore fino a considerarla un elemento connaturato alla mia persona, dunque imprescindibile. Non sono più capace di garantire stabilità nei rapporti. Quante volte lo devo ripetere? Perché risulta inaccettabile questo fatto? Fare un esame di coscienza non è da pochi. Ma l’altro/a non sarà mai soddisfatto. Se scegli di essere ipocrita o se ti manifesti in tutta la tua onestà, avranno sempre qualcosa da osservarti. E allora non si conviene che è meglio stare da soli? E poi, non vi sembra strano che coloro i quali affermano di saper amare, sono gli stessi che ti impongono razionalissimi aut-aut? Questo per dire che in fondo, raggiunta una certa età pare più dignitoso ammettere le proprie debolezze piuttosto che ergersi a maestri di vita e di amore. Può darsi che io stia tirando acqua al mio mulino, può darsi che testardamente non voglia accettare la possibilità che si possa ancora provare qualcosa, nonostante tutto. Può darsi. C’è un aspetto della vita che la rende comunque gradevole e quasi divertente, seppur “chiusa” all’interno del suo recinto fatto di ragione. Ipocrisia: ce n’è a bizzeffe. Quanti sentimenti esternati con facilità, parole lasciate volare senza comprenderne il significato. Il mondo delle relazioni oggi è questo. Non è meglio il silenzio in questi casi? Ma non dite che tiro acqua al mio mulino.
 
public-mulino

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