mercoledì 16 maggio 2012

La giusta direzione

N
on capita sempre perché a volte la dose di stanchezza è tale da non permetterlo. Ma quando appoggio le mie stanche membra sul letto alla fine di 12 ore trascorse tra viaggio e lavoro, di tanto in tanto succede di pensare. Diciamo che, appoggiata la testa sul cuscino e allungati i muscoli delle gambe, mi viene naturale chiedermi cosa mi ha regalato di buono la giornata trascorsa. Ebbene la sensazione che ne deriva è una mescolanza tra sconforto e impotenza. In fondo il mio quotidiano è un grande contenitore dove si raccolgono rifiuti indifferenziati: facce, firme, rumori, timbri, urla. Poi, il nulla. Mi voglio soffermare sull’importanza del fatto di essere a posto con la coscienza. Io lo sono, faccio il mio dovere e sopravvivo. Non vivo, questo è certo. E così, prima di prendere sonno, penso al senso compiuto di questo ultimo anno e mezzo. Ad atterrirmi, l’idea di non avere ancora un obiettivo preciso, una meta possibile o probabile,da raggiungere. Non ho una famiglia mia, non ho progetti,  nessun programma. Tutto scorre, inesorabilmente, e ti chiedi per quanto ancora debba andare avanti. Si lavora, e si è fortunati a farlo.  Ma si lavora per vivere?  Pur essedo molto orgoglioso di me stesso e di ciò che faccio, non riesco a vivere. E’ indubbiamente il momento delle scelte. Andare a vivere per conto mio è sicuramente il primo passo da compiere. Ho un impellente bisogno di ritornare a casa e di sentirmi protagonista di qualcosa, ho bisogno di vivere il mio spazio. Voglio scegliere il colore delle pareti, voglio una tv in camera da letto, magari un cane. Non sto più chiedendo nulla che appartenga al mondo del  superfluo. Non mi sto lamentando più di non avere una vita sociale. Non ho bisogno di aggrapparmi a questa o quella persona per dare un senso a ciò che faccio. Un po’ troppo in ritardo ma ho finalmente inteso che non c’è nulla di più soddisfacente del fare qualcosa per sé stessi. Nulla di più tranqullizzante del non dipendere economicamente da nessuno e ancor più importante, del non essere imprigionato da costruzioni mentali continue. Sembra di aver scoperto l’acqua calda; da tempo immemore si sa che, prima ci si rende autonomi e prima si riesce a dare un senso alla propria vita. Cavoli, adesso capisco quanto tempo ho impiegato ( e perso ) nel rendermene conto. Ma cosa ho fatto in tutti questi anni? Stasera, penserò a ciò che ho scritto. Servirà?

scelte

3 commenti:

  1. Sai, da quando vivo da solo ho capito cose che prima non capivo. Io mi ritengo migliorato, lo star solo in casa mi dà più tempo per riflettere, pensare e capire. Quindi andar a vivere solo sarà una scelta saggia.

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  2. Quando l'anno scorso è finita una storia che era stata molto importante per me, subito mi sono sentita un po' persa. Di nuovo single dopo tanto tempo, non mi ricordavo nemmeno più che cosa volesse dire. Poi ho capito che bisogna contare solo su noi stessi, dalle piccole alle grandi cose, perché ci rende più forti. Non sto dicendo di essere asociali e chiusi verso gli altri, ma solo che essere autosufficienti secondo me fa bene all'anima. E poi l'amore di un cane è qualcosa di impagabile :) (fammi sapere se lo prenderai, ho un debole per i cani...molto più che per i bambini!)

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  3. E bravo Enzo. Consapevolezza su consapevolezza. E allora cerca di dare una direzione ai tuoi pensieri, una concretezza. Casa per conto tuo. Ok. Dove? Alessandria per essere vicino ai tuoi o Torino così viaggi meno e non ti trovi sempre stravolto alla sera? Acquisto? Affitto? Dopo di chè si cerca in internet o in agenzie...Che bello avere un sacco di progetti da realizzare...Sono con te.

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