domenica 22 aprile 2012

Dipendenze

Quante possibilità siete disposti a concedere a chi ha commesso un errore nei vostri confronti? E a voi, quante “seconde opportunità” sono state concesse? I miei conti non tornano, e continueranno a non tornare. Urge anche in questo caso un radicale cambiamento. Oggi, “twitterando” con una totale sconosciuta si è dibattuto del solito dilemma: “Se uno è disposto a dare molto più di una singola chance venendo poi punito al primo errore, come è da considerarsi”? Lo si può definire un ostinato altruista, oppure semplicemente un coglione? Credo che la questione sia eterna e che le radici del problema stiano di casa nel nostro Dna. Può la vita avere il potere di cambiare radicalmente le nostre cattive abitudini? Possiamo avere speranza in tal senso? Se sei un accanito fumatore o bevitore, se “dipendi” dal gioco, o da qualche altra droga tu, hai una possibilità. Se invece la tua dipendenza si chiama disponibilità, amore per il prossimo, non esiste cura, caro. Perché non esiste medicina e neppure terapia alcuna in grado di combattere la mancanza di amor proprio. Tutto, tutte le nostre grane interiori, i nostri problemi di relazione, fanno le radici là, nella totale mancanza di autostima. Se io non mi amo, non sarò disposto a perdonarmi. Perché allora dovrei aspettarmi lo facciano gli altri? Come devo procedere ora? Mangiandomi un bel pezzo di cioccolata, proprio come sto facendo ora! A parte gli scherzi, ho 43 anni; ma posso stare ancora qui a parlare di cose della vita che, solitamente si imparano a 20? Mi concedete di mandare a fanculo tutti quelli che sono entrati nella mia vita negli ultimi tempi e non hanno capito un emerito tubo di niente? Col cavolo che mi troverete qui. Se la mia vita è uno schifo, piatta come un Cd, lo devo a me stesso, ne sono consapevole. Ma non potete prendervi gioco di me. Sapete cosa pensavo? Che dire esattamente ciò che si pensa a qualcuno, senza il timore di perderlo, è già un passo avanti. Adesso m’incazzo io. E voglio vedere se non sarà cosi.
 
dipendenza affettiva

4 commenti:

  1. Io credo che la gente appena si rende conto di trovarsi davanti una persona disponibile se ne approfitti sfacciatamente. Quello che non sopporto è che questo accade maggiormente con le persone che mi sono "accanto".
    Si intuisce lontano un miglio che sono un'altruista, che credo ancora nelle persone e che continuo a dare "seconde" possibilità a destra e a manca.
    Ma ora basta! Non serve avere pazienza, né porgere l'altra guancia.
    La mia difesa è quella di starmene il più possibile da sola, perchè non sono capace di dire di no.
    Non credo dipenda dal fatto di non avere abbastanza autostima di me, credo piuttosto di sbagliare continuando a sperare che la gente migliori con gli anni,(perchè non è facile per nessuno vivere)ma non è così...

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  2. Sono le stesse conclusioni cui giungo io, Maura. Non voglio che mi si consideri un ostinato altruista. Voglio che mi si porti rispetto. Non vado necessariamente in cerca di gratificazioni, ma neanche di beffe. Questo no. E la solitudine, o meglio la grande stima per sé stessi, sopperisce a questo.

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  3. Vedi Enzo, è esattamente per ciò che scrivi qui sopra che ho deciso di stare dalla parte di Beep Beep. Di gente simil Coyote ne ho pieni i cosiddetti. Nello schema di vita reale, infatti, accade secondo me che finché NON sei disponibile la gente di stia dietro, salvo poi approfittarsi del tuo fermare la corsa e aprire una porta. A mio parere esiste una sorta di inguaribile ottimismo nei confronti degli altri che credo sia ciò che rende così disponibili. Niente cura, eh già, solo qualche simpatico antidoto. Quanto alla cioccolata, nel mio manuale di sopravvivenza è la soluzione ideale a una giornata di cacca!

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    1. Ottimismo verso gli altri. Ma poi, perchè questa radicata fiducia verso il prossimo? Probabile che si tratti di una ricerca di riscontri. Solitamente ti aspetti dagli altri le stesse reazioni che avresti tu in certe situazioni. Niente di più sbagliato. La cioccolata? Sempre!

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