sabato 28 aprile 2012

Capire e farsi capire

P
oi ci sono quelle giornate in cui ti chiama qualche amico. Ed è sempre un piacere. Mi rendo conto di non essere il tipo che prende l’iniziativa, che si fa sentire di tanto in tanto. Bisognerebbe dimostrarlo, quando si vuole bene a qualcuno. Purtroppo nessuno può leggermi nei pensieri ed accorgersi che coloro a cui tengo sono sempre ben presenti nella mia mente. No, dovrei agire. Non faccio alcuna fatica a gestire le amicizie “reali”. Quelle che appartengono al grande mondo di Internet sono più difficili da coltivare, sempre per il solito limite insito nella virtualità della relazione. Non ci si guarda negli occhi, non c’è interazione gestuale. Ci sono parole che compaiono improvvisamente all’interno di una chat, ci sono brevi messaggi, ma alla fine tutto è liberamente interpretabile. Quest’oggi mi è capitato di affrontare questo discorso con un amico al telefono. Sappiamo molto bene che non è affatto facile supplire alla magia di uno sguardo, di una pacca sulla spalla, di un abbraccio, attraverso un emoticon oppure un sorrisino messo lì, alla fine di un messaggio. Ma oggi ci si arrangia così. Mentre si parlava, ho ricordato i tempi delle lettere cartacee, di cui ho già trattato tanto. Che bello, ci si scopriva lentamente, oggi no. Oggi devi capire tutto e possibilmente, subito. Mi scoccia non avere la possibilità di far capire chi sono , cosa c’è dietro un mio comportamento, una reazione, un silenzio. Tutto questo, all’epoca di Internet non ti è consentito. E allora che fare? Si potrebbe anche pensare di non pretendere nulla, perché in fondo non si è obbligati a svelarsi totalmente per ciò che siamo. Noto con piacere che la mia predisposizione verso il web ed il suo popolo sta sensibilmente cambiando. La regola è come sempre: non avere aspettative. E non pensare che ci sia sempre e per forza la necessità di essere sé stessi. Come facciamo a sapere se dall’altro capo c’è qualcuno per cui valga la pena aprirsi tanto? La rassegnazione che ormai mi abbraccia totalmente, è di sicuro un ottimo viatico per il raggiungimento della definitiva riconciliazione con il tanto amato/odiato mondo virtuale. E dalla rassegnazione partono impulsi positivi a vivere anche l’asfittica ed irritante solitudine di cui soffro. Il problema di oggi è capire e farsi capire. Forse non riusciremo mai a risolverlo, a meno di accettare l’idea di essere del tutto diversi, l’uno dall’altro. 


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3 commenti:

  1. Diciamo che l'ideale è verdersi: io ho tanti amici - amici veri - che ho conosciuto tramite forum, con cui ci si è visti dal vivo. Con molti di loro, a causa della distanza, ci si sente su Skype. Certo, a volte non ci si capisce, a volte si bisticcia. L'importante è il rispetto: io penso bianco, tu nero: non impongo il mio nero e tu non mi imponi il tuo bianco. E soprattutto capire che se non ci capiamo via scritto, ci chiamiamo. Le rare volte che il telefono ha portato incomprensioni, ci si è promessi di parlarne dal vivo, risolvendo tutto subito.

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  2. E' quasi tutto cosi contorto e strano nel mondo virtuale, che gl'incontri e scontri diventano quasi come dare pugni al vento, carezze nel nulla e sentimenti al vuoto! Ma è solo il mio risultato ovviamente, capita invece di trovare un'eccezione, la famosa mosca bianca, ed allora vale la pena di avere sofferto, odiato, patito e urlato. Sempre un piacere passare di qui e leggerti amico Enzo! Vita lunga e prospera...spero tuo padre stia bene! Con sincera amicizia Legolas!

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  3. Paolo non c'è dubbio. Vedersi è importante. Può darsi, anzi, di certo io oggi sono a zero, quanto a stimoli. Ma ciò che dici è vero.

    Legolas, amico, grazie come sempre. La mosca bianca c'è. Devo trovarla, e spero accada presto. Altrimenti, come dici giustamente tu, sono pugni nel vento e carezze nel nulla. Un abbraccio. Mio padre, sta abbastanza bene, è molto attivo, e questo fa ben sperare.Grazie!

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