sabato 10 marzo 2012

Condividere. E perchè mai?

B
asterebbe fermarsi un momento per capire tutto. Basterebbe poco. Se solo per un attimo ci rendessimo conto che la felicità dipende da noi e solo da noi, tutto sarebbe più semplice. Se pensate che “felicità” sia esagerato, “serenità” va bene? Il segreto siamo noi. Non c’è necessità di condividere per stare bene, non è obbligatorio vedere le stesse cose con quattro occhi oppure provare le stesse emozioni con due cuori. Perché mai? Tutte le sante volte che proviamo e ci sforziamo di far partecipe qualcuno delle nostre vite, ne usciamo con le ossa rotte. Perché mai? Ne vale la pena? Non ho problemi a definirmi un animale asociale, uno di quelli che ne ha una per tutti, che spacca il capello in quattro, che è sempre pronto a muoverti una critica. Non ho forse il diritto di farlo? Soprattutto mi piace perché l’osservazione non nasce solo dalla semplice curiosità, ma muove comunque da un interesse. Dunque se io ti faccio notare qualcosa, ti lancio un messaggio subliminale non è perché sono un rompiballe cronico, è perché tu mi interessi. I messaggi, le critiche, le osservazioni spesso però non raggiungono i destinatari; questi ultimi, la maggior parte delle volte, non le ricevono o non vogliono riceverle. Mi riferisco sempre all’unico mondo in cui è quasi impossibile dire le cose in faccia: quello virtuale. Qui, tutto è esasperatamente ambiguo, di difficile comprensione; questo è il luogo principe dei fraintendimenti, delle amicizie mordi e fuggi. Io stesso divento di ancor più difficile comprensione e lettura. Ad ogni buon conto, continuo il mio isolamento dalla piazza e più passa il tempo meno sento la tentazione di condividere. Tutto ciò che è internet nasce con l’unico scopo di rendere tutti partecipi di tutto. Io sono la contraddizione fatta a persona: ho sfruttato internet per cercare di riempire i vuoti, per colmare voragini di ignoranza che mi circondano. Non posso negare di aver trovato persone capaci, intelligenti. Poi mi stanco, perché non ne ho più voglia. Sono matto? No, sono volubile, umorale, e pretendo qualcosa che non si può avere, la perfezione e l’esclusiva. L’unico gesto coerente degli ultimi anni si è rivelata la presa di coscienza di essere così, tremendamente complicato, strano, con tante pretese ma senza gli stimoli giusti per realizzarle. E nella mia solitudine ho trovato finalmente la risposta alle mie domande. E’ questo ciò che voglio.
 

2 commenti:

  1. Caro Enzo! Anche tu fai parte dei delusi dall'incontro con una...virtuale amicizia speciale? Bhè se è così non sei l'unico (mal comune mezzo gaudio) ne conosco almeno due...no no tre....no no quattro....no la lista penso sia un pò piu lunga. Ci sono personaggi, in giro per il web, che si studiano una parte davanti alla webcam poi trovano la preda di turno, lanciano la lenza con l'esca poi illamato la preda tirano con tutta la loro forza, e una volta attirati a se la preda strappano l'amo ..lasciando una bella ferita, e avendo adocchiato un'altra preda, girano le spalle. Si il virtuale è una "cagata pazzesca" Ciao Enzo un abbraccio.

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  2. Ah ah , Katia la tua conclusione sintetizza tutto ottimamente. Che dire, aspettative che generano delusioni e delusioni che generano disincanto. Ma forse sono arrivato al capolinea.... Un abbraccio a te!

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