sabato 27 ottobre 2012

Binario tronco

E

d è quando si spengono le luci sulla settimana di lavoro che si accende un buio accecante sulla mia vita. Era scritto nel destino (un destino buono) che i miei giorni non sarebbero stati giorni qualunque. E come ho già detto, la vita del pendolare, per quanto stressante, è pur sempre una vita a sé. Trovo che ci sia per chi lo sa cogliere, un velo trasparente di novità, nella ripetitività. Le mie giornate sono rumorose, direi a volte fracassone, sono maleducate, spesso malvagie. Ma una cosa di sicuro non manca al mio giorno , e questa cosa è l’uomo. Di ogni sorta, forma, razza, di ogni grado di cultura e civilizzazione. Umani dappertutto: sia fuori che dentro il lavoro. Ed uno che della gente ha già la nausea di suo non può che, giunto al weekend, averne totale ripudio. Quando le luci della settimana sono ancora accese penso spesso al desiderio di silenzio, al mio abatjour, alla mia stanza. Io non ho una vita sociale e, almeno ora ho una giustificazione. Non potrebbe essere diversamente con gli orari che faccio, con la stanchezza che accumulo, con la necessità di fare cose che non hai altro momento per fare. Il buio che desidero è tuttavia accecante ed il silenzio tremendamente rumoroso quando cominci a pensare che poteva andarti peggio ma, santi numi, a qualcosa di meglio ambiresti comunque. L’invidia non è un sentimento che mi appartiene dunque, non sento mai di voler essere chissà dove piuttosto che spaparanzato sul divano con un computer sulle gambe. Dipende molto dalle volte: ieri ad esempio ho imboccato il letto e mi sono raggomitolato come un bambino. Avevo bisogno di protezione e di addormentarmi pensando a qualcosa di positivo, a qualcosa che non fosse: “Ecco, sto perdendo il mio tempo, potrei essere altrove”. Ma dove credo di andare! Il silenzio assordante è quello della mia stanza piena di tante parole scritte e dette e in gran parte cancellate da quel maledetto modo di fare umano che è la superficialità. In questi momenti ragiono di fatalità e di libero arbitrio. Passiamo fasi lunghissime della nostra vita coscienti del fatto che, se davvero rimaniamo inerti nulla cambierà ma, in queste fasi tiriamo in ballo il fato e diciamo “Prima o poi capiterà qualcosa”. Una soluzione comoda per non alzarsi. E quando ci rendiamo conto che rischieremmo davvero di trascorrere una vita senza vita, diciamo: “Ma allora possiamo cambiare le cose!”. Ecco, tutti bei discorsi che muoiono come un binario tronco perché ( e lo ripeterò alla nausea ) là fuori non c’è nessuno. E’ bello parlare, riflettere, teorizzare. Ma se ti prende il crampo allo stomaco, ti fiondi nel letto e ti raggomitoli in posizione fetale beh, mi sa che tra il dire e il fare c’è di mezzo un oceano.

 
marmore8

2 commenti:

  1. Ciao, volevo solo farti un saluto. Domani è lunedì e riprendi il tran-tran.
    Fare il pendolare è stancantissimo: quando tu arrivi a Lingotto, magari i tuoi colleghi torinesi si stanno alzando! Buon tutto Enzo.

    RispondiElimina
  2. Carissima è sempre un grande piacere leggere i tuoi passaggi. A volte i miei colleghi dicono che forse, io impiego meno di loro ad arrivare al lavoro. Abitando in cintura e con l'auto lo stress è comunque alto. Ma si soffre Viola. Buona settimana e un abbraccio

    RispondiElimina

Non fate commenti come "Anonimo". Andate su Nome/URL. Inserite il vostro nickname nel campo "nome", se non avete un blog/sito lasciate vuoto il campo URL.

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails