sabato 14 luglio 2012

Le rocce

Probabilmente l’anno passato avrei dedicato loro un post in tempo reale. I miei genitori ( le rocce, come amo definirli ) hanno festeggiato il loro cinquantesimo anno di matrimonio, lo scorso Giovedì. Sono contentissimo perché, nonostante tutto, hanno molti amici più di me, i quali si sono prodigati per organizzare una bella festicciola in campagna. Io avrei voluto partecipare ma, complice il lavoro, ho dovuto rinunciare. Pazienza, ho già in mente qualcosa per loro non appena inizieranno le mie ferie ( il 20, ndr ). Dicevo che c’è sempre qualcosa che suona strano, che se sono qui a celebrare questo evento con ritardo, qualcosa in effetti non torna. Da tempo mi pongo la stessa domanda sebbene non si tratti di nulla di importante. Non è “questione di stato” conoscere i motivi che da tempo mi tengono lontano dal mio diario. Ogni tanto torno qui a scriverne, quasi volessi a tutti i costi trovare una giustificazione. Sto cercando di capire e di valutare chi sia vittima e chi, carnefice. Il nemico immortale è il tempo, invincibile ed eterno e ne sono surclassato. Se è sempre esistito un qualche collegamento tra questi fogli e la mia anima in pena, allora delle due l’una: il mio animo si è placato oppure sono io ad essere distratto. Propendo per la seconda soluzione. Mi sto guardando sempre meno dentro, il che non vuol affatto dire che sto meglio, che tutto è passato, che finalmente ho imparato a vivere davvero. No no, non è affatto così. Sono distratto ma non so da cosa. Mi dispiace. Tutto quel desiderio di protezione e quel senso di sicurezza che facevano del mio blog un ricovero necessario, dove sono ora? Ascolto voci, mi limito al superficiale dialogo quotidiano, sopravvivo. Ora sono di nuovo qui, stasera. Perché? Perché non ho alternative. Secondo voi, se chiedete ad un amico/a di uscire adducendo come motivazione il fatto di non avere di meglio da fare, come pensate la prenderebbe? Per fortuna i fogli non parlano, ma hanno vita, prendono gradatamente la forma di chi li riempie di inchiostro, fino a trasformarsi in uno specchio che riflette tutta la nostra natura di uomini deboli. Questi fogli mi dicono che forse al momento non è necessario, che probabilmente non è analizzandomi che risolvo i problemi. Mi stanno sussurrando all’orecchio che loro sono sempre qui. E non mi rinfacceranno mai di cercarli solo quando serve. Ecco, il solito egoista; il post era per loro dunque: auguri rocce. 

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