martedì 19 luglio 2011

Tortellini, salame e cioccolata

U
ltimamente il 16.20 sembra aspettarmi. Tutto frutto del caso, naturalmente. Entrata al lavoro senza “sforo”, pausa pranzo senza “sforo”, l’autobus che arriva nell’esatto momento in cui tu esci. Con tutti questi indizi a favore, a volte dubiti che il destino ti possa giocare un brutto tiro. Quando sali sul 16.20 l’impatto è devastante; è un treno in partenza, quindi i posti da occupare sono veramente pochi. Ben altra la musica sul regionale che parte un’ora dopo e che io ho sempre l’onore (?) di “abitare” per primo. Ma si sale, perché arrivare a casa prima non ha prezzo. Oggi mi sono seduto sul primo sedile libero, al fianco di una signora ( credo diretta al capolinea – Piacenza -) che sembrava avesse già intavolato un certo tipo di discorso in tema di tortellini con quella seduta di fronte. Non avevo voglia di ascoltarla e mi sono iniettato musica nelle orecchie. Solitamente, una volta giunto ad Asti il treno si vuota. Ed è stato così, ma non per le due signore dalla chiacchiera facile che, dai tortellini erano nel frattempo passate al salame felino. Roba mangereccia, discorso interessante, ma non quando il tuo unico desiderio è cibarti di silenzio. Faccio che alzarmi e passare al lato finestrino del trittico di sedili a fianco. Ora che ci penso, non mi siedo mai sul sedile lato finestrino: ho preso questa abitudine in inverno, per evitare di essere esposto agli spifferi. Mi sono seduto dunque, e in posizione di mento sorretto dal pugno mi sono messo ad osservare fuori. Non ho distolto lo sguardo un attimo; osservavo, pensavo e osservavo. Le due signore continuavano a parlar di cioccolata, ma io nel frattempo ero in uno stato di trans come se fossi un ciccione che non può ascoltar parlare di cibo se no ingrassa. Le nuvole erano grigie e basse. Di tanto in tanto un minuscolo spicchio di azzurro che produceva un magico risultato: una strana luce riflessa sui colori della campagna, ne esaltava i contrasti. Piatta questa campagna. E poi guarda che tempo, a Luglio. Riflessioni in merito ad una pazza estate che viaggia in perfetta sintonia che con le mie, di bizze. E allora magari ci sta tutto: ci sta che in una pazza estate io mi trovi a vivere una serie di situazioni fuori di testa. Mal comune mezzo gaudio, tutti i pezzi sembrano incastrarsi perfettamente fino a formare un puzzle la cui immagine finale è il caos. Ma voglio salvare questa mezz’ora di riflessioni davanti al finestrino, complice una luce prolungata di cui sarebbe meglio godere fino a che ci è concesso.
 

2 commenti:

  1. I tuoi racconti,Enzo, sono sempre un piacere da leggere. Piacere perché sanno di vita vissuta. Piacere perché scorrono restituendo sensazioni e situazioni comuni, ma straordinarie, in quanto osservate con sereno distacco.

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  2. Grazie Massimo.Mi piace spesso prendere spunto da quella quotidianità che spesso sfugge in quanto "quotidiana", ordinaria. Singole situazioni del quotidiano a volte regalano input davvero curiosi!
    Buona serata!

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