martedì 14 giugno 2011

Ordinaria amministrazione

E
va bene, ci sono giornate in cui desideri solamente arrivi il momento per rifugiarti nel tuo piccolo mondo. Che, nel mio caso è il treno, la mia seconda casa viaggiante. Ci sono giornate in cui spezzeresti le ossa a chi si rende antipatico, presuntuoso, arrogante. Vorresti magari dirgli/le che non lo/a puoi vedere, che ti ha triturato gli attributi con certi comportamenti. Se le giornate come questa iniziano con un ritardo inconsueto ( incredibile dirlo parlando di ferrovie ) ci sarà una ragione e l’evolversi della stessa spesso ne è la conferma. Giornate dunque iniziate sotto il segno del fastidio, sempre sopportato con certosina pazienza. E questi sono i tipici giorni in cui ti auguri che niente e nessuno venga a complicarti la vita, ad importunarti con quel tempismo che è proprio poi dei rompiballe. Sto pensando a qualche strana tattica per rendermi io, una volta tanto, l’insopportabile di turno, quello scorbutico e diffidente, quello che solitamente non viene mai disturbato. E va bene, ci sono giornate così. Pazienza continua ad essere la parola d’ordine. Mi si dirà che la vita è questa, che il lavoro è questo, che ciò di cui sempre mi lamento fa parte dell’ordinario. Ma io infatti sono un uomo ordinario che vive in modo ( troppo ) ordinario una vita ordinaria. Dunque, mi limito a rappresentare uno stato di fatto e sebbene sembri il contrario, non mi lamento. Probabilmente le mie giornate, le mie paturnie, le situazioni che vivo sono simili a quelle di molti altri per cui non ci si trova niente di nuovo a raccontarle e a leggerle qui. Ma amo rappresentare ciò che è, e magari manifestare anche la più insignificante sensazione legata ad una precisa situazione. Che poi racconti l’ordinario beh, questo è il mio mondo. In queste fasi il diario non dice nulla di eclatante, trasmette sensazioni ibride, quasi fredde. Non ho slanci emotivi. Sono sicuro che molti di noi ( non tutti per fortuna ) conducono una vita ordinaria, semplicemente vissuta tra il necessario ( lavoro, famiglia ) e il superfluo ( divagazioni varie ). Io da ultimo mi sto privando del superfluo  vivendo una totale ordinarietà. Articoli come questo che state leggendo sono il prodotto inevitabile di un’anima abbastanza prigioniera di una ragnatela che il tempo ha tessuto intorno con pazienza costante. E si dirà dell’ennesimo post uguale ad altri, della malinconia, della nostalgia che traspare da queste parole. L’intenzione è sempre buona, credetemi. Il 17.20 è in partenza. Qualche ora di calore familiare mi farà bene.

 

5 commenti:

  1. «È più forte chi si aggrappa all’invisibile di chi confida nel percepibile, perché questo è effimero, quello permanente». E credo tu ti aggrappi a quello. la tua non è ordinarietà.

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  2. Che bella questa frase,Laura. E' pur vero anche questo. Sento di aggrapparmi a qualcosa che non riesco a descrivere. E' proprio quell'invisibile permanente. Grazie per la tua bella riflessione. Buona serata.

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  3. Le tue parole mi suggeriscono la necessità della ricerca di un senso. Non vuole essere una frase fatta. Senso significa condizione, condizione coscienza della propria verità umana ed esistenziale. Da qui si parte per il cielo ed ancora più su.

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  4. Laura ha già detto tutto :)
    Buona giornata

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  5. Ciao Massimo e grazie per la tua analisi.Penso come sostieni giustamente tu che ogni riflessione rappresenti un punto di partenza verso mete sempre più elevate e sofisticate. Necessario raggiungerle per conoscere la propria verità. Buona serata

    Il giardino: Paolo hai ragione...ogni commento è superfluo!

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