giovedì 30 giugno 2011

Un’oasi di pace

U
na giornata decisamente produttiva. Il personale agli sportelli latita, giocoforza chi rimane si fa il doppio del fondoschiena per garantire gli standard qualitativi previsti. Io sono semplicemente un anonimo anello della catena, entrato in punta di piedi ed ancora in fase di acquisizione di quelle che sono le principali regole del lavorare senza troppi scrupoli. Quando inizi ad imparare qualcosa l’eccesso di insicurezza può renderti lento ed impacciato ma forse più attento, preciso. La paura di sbagliare è grande. Quando cominci a prendere confidenza di procedure e meccanismi di lavoro subentra l’eccesso di sicurezza che non ti mette certo al riparo da possibili cavolate. Avrei bisogno di fare un breve ripasso su certi argomenti di lavoro, sarebbe anche più bello se chi di dovere ci informasse e ci tenesse aggiornati; tuttavia credo di avere ancora da imparare, e molto. Oggi comunque sono andato a macchinetta. Ormai ho capito benissimo perché macino pratiche: senso del dovere? Stato di necessità? Insomma sto viaggiando a pieno regime e continuo a benedire e a maledire questo lavoro che ancora non riesco ad apprezzare. Fa sempre molto caldo, ma domani arriva Luglio, mi sembra normale no? Un’altra settimana se ne sta andando. Il mio resoconto è presto fatto: tutto e sempre all’insegna dell’attesa, snervante. Una cosa che ho potuto notare in questi giorni convulsi è indubbiamente la grande forza d’animo e l’incredibile positività dei miei. Si è fortunati ad avere due genitori così: è pazzesco che nel suo momento di maggiore difficoltà, sia proprio il genitore ad incoraggiare te, a volerti vedere felice, sereno, ad incitarti dicendo che tutto andrà bene. Ma dove la trovano tutta questa forza? Quando mia madre si alza in volo facendo previsioni ottimistiche tanto esagerate da sfiorare l’irrazionale, io non riesco a starle dietro. Le ricordo sempre che, aspettative grandi generano grandi delusioni. Niente, non ne vuole sapere. E io mi chiedo come mai, nonostante da lei io abbia ereditato molto, non ho fatta mia anche questa visione della vita. E mio padre? Il suo silenzio spesso nasconde una sofferenza repressa, ma seppur in apparenza appaia fragile e indifeso in realtà è una roccia. Quando torno a casa arrabbiato per il lavoro e non riesco a mascherare il mio stato mi rimprovero di essere ancora a casa loro. Come già dicevo ieri tutto voglio meno che arrecare loro sofferenza.. Nonostante la mia fede latiti al momento, voglio pensare che questo pezzo di strada sia comunque l’unico necessario a raggiungere la mia oasi di pace.
 

2 commenti:

  1. Bel pezzo Enzo...l'oasi di pace a volte è difficile da trovare. Si corre si corre e si pensa poco a se stessi.

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  2. Grazie Laura..Il tempo ci travolge, quelle oasi sono difficili da trovare. Ci provo, e volte qualche palma la vedo!! Buona serata!

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