mercoledì 8 giugno 2011

La bionda e il ciccione

C
redo lo chiamino “istinto di sopravvivenza”. Da qualche mattina è mia abitudine aspettare il “6.30” in cima al marciapiede del binario in modo da imbucarmi nella prima carrozza. Motivo? Semplice. Provo a compensare l’inevitabile perdita di tempo che comporta l’essere, la stazione di Torino, una di quelle chiuse. Il treno, in prossimità dell’ingresso rallenta paurosamente facendo perdere minuti preziosissimi in vista di coincidenze varie. Ne è una riprova l’assalto alla porta d’uscita già dalla stazione di Lingotto. La mia scelta pare dunque piuttosto razionale. Senonchè, mi sto accorgendo che l’ambiente del primo vagone è letteralmente infestato dalla presenza di due soggetti che salgono ad Asti. Li descrivo brevemente: lui, ciccione con tripla pappagorgia, decisa cadenza napoletana, circa 50 anni di età. Lei, bionda dai capelli simili a quelli dei manichini ( il coiffeur, quello della cantante bionda degli Abba, presumo), occhiali tondi: la classica segretaria racchia del direttore. Pure lei sulla cinquantina. Imboccano il vagone alle 6.52. Sono sorridenti ed allegri, sempre terribilmente positivi e desiderosi di chiacchierare. Una battuta ( idiota) via l’altra. Guardandomi intorno sono molti gli occhi dei passeggeri che si alzano nel classico gesto del “che palle sti due”. Solitamente fa loro compagnia un terzo idiota anch’egli apparentemente ipodotato a livello di neuroni che dà sostegno alla causa. Questa mattina, i due mattacchioni duettavano sul sedile avanti il mio. Il terzo era dietro di me. Avete presente quando si andava in gita con i pullman e ci si alzava continuamente per raggiungere altri sedili e fare casino? Ma le gite erano le gite e non disturbavamo nessuno se non noi stessi. Qui si tratta di cinquantenni dal mononeurone che sparano cazzate e battutine con la segretaria che ride ad ogni stupidaggine. Stamane il tripudio: un avanti indietro tra i due sedili ed io lì, in mezzo. Cosa potevo provare in quei momenti? Cosa avrei potuto dire loro? Cosa pensavo soprattutto ? Oltre ad augurare loro un’afonia fulminante, pensavo che dovrò rivedere il mio progetto, ed optare per la carrozza numero 2. In fondo ho la prova provata che gli ebeti siedono sempre all’interno dello stesso vagone. Si trovano, freschi come rose, per nulla minacciati da pressochè naturali attacchi di abbiocco ( vista l’ora mattutina ). Dove mi porterà mai l’istinto di sopravvivenza? Lontano, spero, lontano dalla bionda e dal ciccione. Storie da treno. Non ho mai incrociato così tante facce, tante voci, tante peculiarità del genere umano in così poco tempo. Materiale per i miei racconti. Anche se a volte, un bel vagone vuoto non guasterebbe. Ah, come volevasi dimostrare: sul 16.20 la musica non cambia. L’allegra famigliola spettegolante. Non ce la posso fare.


5 commenti:

  1. Anche al ritorno li hai beccati? Certo che tipi strani, sul treno vedi proprio di tutto, ne so qualcosa anche io :-D

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  2. C'è gente strana in giro, però dai almeno non ci si annoia mai. Un saluto.

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  3. Paolo, Marcello, avete usato l'aggettivo giusto: strani. E fastidiosi, aggiungerei! Un salutone a voi!

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  4. Io in treno sono infastidita dalle conversazioni prolungate al cellulare, che poi in Liguria è tutta una galleria "Cade la linea! mi senti?! cadeeee! Ti dicevo prima che cadesse la linea...aspetta c'è un'altra galleria.."

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  5. Ah si Sara, quelle poi sono devastanti.Ma che c'avranno da dì poi....Un abbraccio

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