sabato 21 maggio 2011

Porgi l’altra guancia

C
i sono cascato. Avrei voluto rimanermene in silenzio per un po’, ma non ce l’ho fatta. In questi momenti scopro il fine terapeutico e la potenza emotiva che lo scrivere porta con sé. Meglio. Il silenzio di cui parlo ha una spiegazione che magari, quando mi sentirò, renderò nota anche qui. Per il momento mi basta tirare le somme sulla settimana appena trascorsa; iniziata all’insegna dello scontro e terminata allo stesso modo. Mi sto piano piano rendendo conto che a me, dell’utenza frega veramente poco. Chissenefrega se non hanno i certificati per iscriversi, se diventano assolutamente maleducati, inumani e persino razzisti verso chi sta da questa parte e lavora. Non mi frega nulla perché io, a stare lì, razzista lo diventerò eccome, verso quella parte di genere umano ( sia essa Italiana, Bengalese o altro..) che non ha nulla a che fare con la civiltà. L’assoluto menefreghismo nasce, come ho già avuto modo di dire, da un vento freddo che accarezza la mia anima, e che mi rende del tutto insensibile ad ogni cosa. Ieri è stata una giornata particolare: attendevo notizie da casa, e proprio mentre il mio cellulare mi segnalava l’arrivo di un messaggio io stavo beatamente litigando con il solito rompicoglioni che urla, non ti fa parlare perché è ignorante, trucido, frustrato, maledettamente umano. E mentre lui gridava io pensavo.. “Ma se tu sapessi cosa mi passa ora per la testa “… Forse se ne sarà accorto perché a fronte di quell’essere immondo che spaccava i timpani a tutti noi, io rispondevo con un quasi assordante silenzio. Non avevo alcuna voglia di litigare, avevo solo voglia di fare arrivare le 14. E chi pensa che io dimostri insensibilità e scarsa dedizione alla causa, prende un abbaglio. Ho sempre più bisogno di silenzio. Lo ripeto già da molto tempo; ma credo sia un silenzio che non per forza deve coincidere con la solitudine o qualche forma di eremitismo. Ma guarda un po’, c’è un aspetto davvero sorprendente in tutto questo; il tempo è volato, come sempre, fra litigi, responsabili che se ne fottono del tuo disagio, treni che sparano aria condizionata e puzzano di ogni forma di sudore. Viva il tempo che passa, allora. Di questa settimana ricorderò il primo caldo di stagione. Mi permetto di partire “molto leggero”, e di tornare meno sudato. “Enzo è una brava persona, non riesce a litigare con l’utenza”. Abbiamo un back office molto back e poco office; gli uffici sono aperti in alto, e alle orecchie dello sportello numero 8 arriva ogni genere di gossip. E che gossip. Sono una brava persona. Se lo dice il back-office, c’è da crederci.
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4 commenti:

  1. Ciao. CALMA !!!!! E' il mondo del lavoro...Cioè, è il mondo. Varia umanità stanca, sfruttata, indignata..Ma soprattutto maleducata. E tu lì, come un colino a cui tutto arriva, e non ti puoi sottrarre! Purtroppo è la realtà, è il quotidiano. Non so perchè, ma chi è dietro uno sportello pare debba riceversi badilate di mmmmm...aleducazione, di frustrazione. Chi è lì viene identificato con l'istituzione, non viene visto come una persona che sta svolgendo un compito, per campare, altrimenti col cavolo che sarebbe lì. Ad esempio una volta non ho cambiato un assegno perchè non si poteva fare, non per mio capriccio, e quando sono uscita c'era e c'è ancora, un bel rigone lungo tutta una portiera della macchina. La Mia macchina. Ciao Enzo, buona serata e un forte abbraccio.

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  2. Lo so lo so, Viola. Tutto poi passa, tutto rientra nel senso del dovere. Qualche giorno fa a Porta Nuova un ragazzo rumeno mi ha riconosciuto e mi ha ringraziato per quanto avevo fatto. C'è sempre un rovescio della medaglia... Un abbraccio.

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  3. Io non lavoro ma posso capirti comunque. Nei miei intensissimi giorni da scrutinatore infatti ho visto davvero molte persone, molte delle quali maleducate, scontrose e arroganti. Bisogna sopportare con pazienza purtroppo o diventare indifferenti perchè il lavoro è lavoro. Un saluto

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  4. Ciao Marcello e grazie per il tuo commento! Pazienza e senso del dovere. Purtroppo sono regole da cui non si può prescindere. Poi, quel che conta è...staccare il lavoro dalla vita ed evitare di portarsi a casa il malessere. Un abbraccio!

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