venerdì 6 maggio 2011

Zero a zero

G
li appassionati di calcio lo sanno bene. Quante partite sonnacchiose, destinate a terminare con il più scialbo dei risultati vengono risolte dal solito colpo del fuoriclasse. Il lampo che squarcia il buio e trasforma un incontro noioso in qualcosa da ricordare. E generalmente, siccome nel calcio conta vincere, quel tocco da maestro è sufficiente per far dimenticare tutto il resto. Il mio blog è un incontro sonnacchioso e scialbo che più passa il tempo più ti accorgi è destinato a terminare con un nulla di fatto. Ho provato a darlo io il colpo da maestro. So che da domani inizierà la mia avventura sui pedali o almeno ci proverò e parlare di questo è un tentativo per rianimare un malato cronico. Probabilmente avrei dovuto scriverlo domani, questo articolo, perché sicuramente avrei avuto di che parlare. Oggi mi è venuto così di riempire questo foglio, semplicemente perché mi è sovvenuta la metafora della partita da zero a zero. C’è stato un commento ad un mio articolo precedente che mi ha fatto riflettere. Di solito io giro molto intorno ai temi e agli argomenti e amo coloro che non fanno la stessa cosa nei miei confronti. Un commento, come la parola di un amico deve essere sincero si, ma anche crudo, se è il caso. Insomma, mi piacciono le persone dirette anche quando ti mettono di fronte ad una verità che tu fai di tutto per nascondere. E la verità è cruda: il blog, questo blog nasce come valvola di sfogo. Uno sfogo ad una assenza pressochè costante di occasioni e stimoli a vivere la vita, quella reale. Per cui mi fa male ma anche piacere sentirmi dire che non è poi così un grande problema se scrivo o no, perché non muore nessuno se non lo faccio. Purtroppo mi tocca ammettere che il fatto di non scrivere ci può anche stare; meno invece il fatto di poter occupare lo stesso tempo dandomi alla vita. Ma quale? Ecco, lo sapevo. E’ trascorsa quasi una settimana dal mio ultimo articolo. Nulla è accaduto nel frattempo e a poco è valso il tentativo di rianimare il paziente. Se per la prima volta, da quando ho aperto il blog, sono passati più di tre giorni tra un articolo e l’altro, una ragione ci sarà. Sarà anche sullo zero a zero questa partita, ma il genio è rimasto in panchina. Io lo chiamo azzeramento emotivo. Si fa presto a dire: “vivi la vita”. Non mi manca il blog, non ho necessità di scrivere e non me ne faccio un cruccio, vorrei precisarlo. Stasera ho provato l’effetto che fa ritornare a farlo e scoprire che mi prendo ancora una pausa. Mah, strana cosa…
 
pallone102
 

2 commenti:

  1. Forse sarebbe bello che più del blog, se tenerlo in pidi o meno, tu parlassi d'altro: di un giro in bici speciale. Di un episodio accaduto in treno. Di una persona che ti ha colpito. Dal punto di vista della tua umanità.
    Sara

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  2. è da poco che frequento questo blog, quindi forse dovrei esentarmi dal commentare, ma visto che il problema è comune (anche un mio amico di recente ha chiuso il suo blog, ma poi ne ha riaperto quasi subito un altro), mi sento di dirti il mio pensiero. ognuno naturalmente ha le proprie motivazioni, ma penso che un blog lo si faccia prima di tutto perchè fa piacere a noi stessi, quindi questa è l'unica cosa della quale tener conto, no? se diventa un obbligo, un peso o un dovere, non ha senso continuare. a volte però, è sufficiente fare una piccola pausa di riflessione. buon fine settimana!

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